Cav, ora è guerra ai pm: "Impuniti e rivoluzionari"

domenico d'alessandro

Riunione bollente dell'Ufficio di Presidenza del Popolo della libertà. Nel giorno in cui dalla Procura di Milano giunge la richiesta di rito immediato nei confronti del premier Silvio Berlusconi, gli esponenti del Pdl fanno quadrato attorno al loro leader, contro l'azione "eversiva" dei pm milanesi. "PERICOLO DI UN NUOVO 1994" - "Non ci sono gli strumenti, quello del pm è un potere autonomo e nessuno li punisce mai, ma bisogna reagire, dobbiamo mobilitarci per evitare un nuovo '94", si legge sul documento redatto al termine dell'incontro. Occorrono, ha sottoscritto il Cavaliere, "iniziative a tutela della democrazia" contro "l'ennesimo attacco eversivo" da parte dei pm politicizzati. Le 'toghe rosse', prosegue il Premier, starebbero attuando una persecuzione sin dal 1994, anno della sua entrata in politica. Secondo quanto riferiscono fonti interne al Pdl, inoltre, qualcuno - in primis Stefania Craxi - avrebbe chiesto di fissare la data d'inizio della persecuzione dei pm contro Berlusconi nel 1992 (nell'anno del ciclone di Tangentopoli), ma poi avrebbe vinto la linea del 1994. CONFLITTO TRA PM E PARLAMENTO - "I pm di Milano sono l'avanguardia della politica rivoluzionaria, c'è un conflitto tra l'azione dei giudici e la sovranità popolare - prosegue lo scritto - La decisione della procura di Milano di procedere alla richiesta di giudizio immediato nonostante la restituzione degli atti da parte della Camera dei Deputati per manifesta incompetenza denota disprezzo per il Parlamento e per le istituzioni democratiche e disattende gravemente il principio di leale collaborazione tra i poteri dello Stato". Quello in atto a Milano, quindi, è un "caso gravissimo di uso politico della giustizia in un Paese come l'Italia che pure negli ultimi 17 anni aveva conosciuto numerosi tentativi della magistratura militante di sovvertire il verdetto democratico". "GIURISPRUDENZA CREATIVA" - Le bordate contro i pm proseguono: "Il venir meno dei contrappesi nei rapporti tra poteri dello Stato, l'applicazione arbitraria di principi astratti come l'obbligatorietà dell’azione penale e l’affermarsi della 'giurisprudenza creativa' rispetto alla stessa legge hanno dilatato - si legge nel documento approvato dall'Ufficio di Presidenza - a dismisura la sacrosanta autonomia della magistratura, trasformando di fatto l’ordine giudiziario da ordine autonomo in potere irresponsabile e privando i cittadini e la stessa democrazia di tutele rispetto a possibili azioni spregiudicate dal carattere eversivo". "GARANTIRE LA PRIVACY" - Il Pdl, poi, insiste: "Il bombardamento mediatico compiuto attraverso la diffusione illegale, arbitraria e rateizzata di atti unilaterali e privi di qualsiasi rilevanza penale mette a repentaglio il diritto dei cittadini alla riservatezza, che nessuna facoltà di indagine e nessun diritto di cronaca, pur sacrosanti, potrà mai comprimere del tutto fino ad annullarlo. A tal proposito - si legge ancora - dispiace rilevare l'assoluta inadeguatezza delle prese di posizione del Garante per la privacy rispetto al diritto costituzionalmente protetto che tale autorità è chiamata a tutelare". "PM DISPREZZANO PARLAMENTO E ISTITUZIONI" - Lo scritto poi si conclude con un nuovo attacco alla Procura del capoluogo lombardo: "La decisione della procura di Milano di procedere alla richiesta di giudizio immediato nonostante la restituzione degli atti da parte della Camera dei Deputati per manifesta incompetenza denota disprezzo per il Parlamento e per le istituzioni democratiche e disattende gravemente il principio di leale collaborazione tra i poteri dello Stato". VERSO UN DL INTERCETTAZIONI - Alcune agenzie riportano anche la volontà del Pdl di sottoporre al Capo dello Stato un decreto legge per frenare l’abuso delle intercettazioni. Il Premier avrebbe parlato di "rischio di conflitto istituzionale generato dall'iniziativa dei pm milanesi sul caso Ruby". Molti esponenti del Pdl avrebbero consigliato a Berlusconi di porre all’attenzione del Presidente della Repubblica l’azione dei giudici milanesi. GIALLO SU INCONTRO CON NAPOLITANO - Durante la riunione dell'ufficio di presidenza del Popolo della libertà, alcune agenzie riportavano la volontà di Silvio Berlusconi di salire al Quirinale nella giornata di giovedì per un incontro col presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Quirinale, però, già in serata ha smentito la notizia. LE REAZIONI - Non si fanno attendere i commenti al documento sottoscritto dal partito di maggioranza. Tutti gli esponenti del Pdl si mostrano d'accordo con quanto si legge nello scritto approvato, mentre l'opposizione ripete le solite filastrocche con cui attaccare Berlusconi e il partito. Il Partito democratico redige in pochi minuti un contro-documento: "Il comunicato emanato dall’ufficio di presidenza del Pdl, ribadendo le tesi complottistiche a cui la destra ci ha abituato, presenta toni, sintassi e lessico più vicini a quelli utilizzati da un’organizzazione terroristica che non a quelli che dovrebbero essere propri del principale partito di governo del Paese. Il fatto che invece sia un partito con tale responsabilità di governo a usare parole così violente e minacciose costituisce di per sè un elemento di destabilizzazione delle istituzioni, rivolto contro chi ha la colpa di fare il dovere che la Costituzione gli attribuisce". Antonio Di Pietro, leader dell'IdV, si sofferma sul dl intercettazioni e fa un paragone tra Italia ed Egitto: "Fare un decreto legge per bloccare il lavoro dei magistrati che stanno indagando su Berlusconi equivale ad una dichiarazione di guerra che, facendo le debite proporzioni, sta sullo stesso piano di quanto sta succedendo in Egitto e potrebbe provocare una rivolta simile. Anche in Italia, infatti, cominciano a mancare le condizioni minime di democrazia". Sempre Di Pietro, poi, commenta: "Non è stata la procura di Milano ad aver dimostrato disprezzo per il Parlamento, ma è lo stesso Parlamento che si è arrogato la pretesa di individuare la competenza funzionale o territoriale dei giudici. I parlamentari del PdL - conclude - hanno firmato un documento di cui si devono vergognare. E’ l'ennesimo schiaffo alla democrazia".