Egitto, accordo tra i partiti: "Subito le riforme"
I partiti egiziani formeranno una commissione per le riforme costituzionali. L’accordo è stato raggiunto nel corso del negoziato tra il vicepresidente, Omar Suleiman, e il fronte dell’opposizione, inclusa la Fratellanza Musulmana. La notizia arriva dopo il convulso venerdì in cui era stata annunciata la dimissione del presidente egiziano, Hosni Mubarak, dal vertice del partito Pnd, notizia poi subito smentita. LA COMMISSIONE - La commissione, ha riferito il portavoce del governo, Magdi Radi, "includerà magistrati ed esponenti politici che metteranno a punto emendamenti alla costituzione" entro la prima settimana di marzo. Nel mirino delle riforme vi sarà la Legge di emergenza, in vigore in Egitto dal 1981 e che è destinata ad essere abrogata, e gli articoli 76 e 77 della costituzione, che riguardano i requisiti per la corsa alla carica presidenziale e la durata del mandato del capo dello Stato. SULEIMAN - Nel corso del negoziato Suleiman, come riferisce uno dei partecipanti ai colloqui con le opposizioni, ha rifiutato un appello dell'oppositori ad assumere i poteri del presidente Mubarak. L'ex direttore dell'Aiea, Mohammed ElBaradei, non è stato invitato al dialogo tra Suleiman e le opposizioni, dialogo che ha definito "opaco". LA TELEFONATA DI BIDEN - In precedenza il vicepresidente Usa, Joe Biden, aveva telefonato al vicepresidente egiziano Omar Suleiman per ribadire la necessità che attraverso trattative con tutti i partiti politici siano avviati "passi immediati" per stilare "un’agenda di riforme concrete". La Casa Bianca ha fatto sapere che il vice di Barack Obama ha sottolineato l’urgenza di questi passi "per dimostrare all’opinione pubblica e all’opposizione che il governo egiziano è impegnato sulla via delle riforme". FRATTINI - Al contrario delle volontà degli americani, il governo italiano, per bocca del ministro degli Esteri Frattini, ha riferito che vuole sì la transizione ma con Mubarak. In Egitto "prima serve la riforma elettorale, poi una nuova Costituzione, poi andare alle urne" a settembre. Così "la transizione sarebbe rapida ma non sarebbe il caos", come invece accadrebbe se il presidente Mubarak andasse "via domani", come qualcuno auspica, ha dichiarato Frattini. VIDEO CHOC - Intanto sta facendo il giro del mondo un video, diffuso da Al Jazeera, che è destinato a diventare uno dei simboli della rivolta egiziana. Nelle immagini si vede un giovane che, forse per dimostrare agli agenti di essere disarmato, si apre la giacca mostrando il petto: i militari però non gli credono e, dopo qualche secondo, aprono il fuoco. Il giovane viene colpito e cade a terra. Secondo molti blogger egiziani, il filmato è costato l'arresto al corrispondente della tv araba Ayman Mohyeldin: il giornalista è stato fermato poche ore dopo aver condiviso, su Twitter, il video.