Piano di Sergio: "In tre anni Fiat negli Stati Uniti"
Fiat e Chrysler verso la fusione in un unico gruppo, con la sede negli Usa, l’Alfa Romeo saldamente nel perimetro di questa nuova società. È un Marchionne incontenibile quello che ieri da San Francisco ha lanciato una serie di messaggi epocali al mondo della finanza e a quello della politica. Sulle due sponde dell’Atlantico. L’occasione è stata la tavola rotonda organizzata nella metropoli californiana dall’istituto di ricerca Jd Power. INTESA CON LE BANCHE - Una svolta netta, di quelle che segnano i destini di un gruppo e dell’intero comparto produttivo di un Paese. Parliamo dell’automotive italiano. Certo la prospettiva della fusione non è immediata. Per lo meno non si farà domattina, né il mese prossimo. E neppure entro l’anno. Prima, ha chiarito il numero uno del Lingotto, deve raggiungere un’intesa con le banche per rifinanziare il prestito concesso nel 2009 a Chrysler da Obama e dal governo canadese. Soldi erogati in fretta ma a tassi esorbitanti. «Servivano e quello era l’unico modo per ottenerlo: pagarli a caro prezzo», ha raccontato. L’unico modo per ottenere credito. L’azienda di Detroit sta pagando circa 3 milioni di dollari al giorno di interessi sui prestiti; deve 5,8 miliardi di dollari al governo degli Stati Uniti e 1,3 miliardi al Canada. Marchionne ha detto di aver già avviato trattative con Goldman Sachs, Jp Morgan e altre banche Usa disponibili ad accordare un rifinanziamento del debito a un tasso inferiore.La fusione potrebbe arrivare una volta che la partita finanziaria negli Usa sia stata sistemata. Solo a quel punto Chrysler potrà andare in Borsa, a Wall Street, e trovare i capitali per ridurre l’indebitamento. Non servono anni. I due obiettivi sono entrambi a portata di mano entro la fine dell’anno. LE IPOTESI ALLO STUDIO - A quel punto, e solo a quel punto, si potrà studiare la fusione. Le ipotesi sul tavolo, ha chiarito il manager capace di sdoganare il maglioncino blu perfino dinanzi al presidente Obama, sono più d’una. «Stiamo considerando un certo numero di alternative e di scenari», ha puntualizzato, «prima abbiamo bisogno di integrare operativamente le due società e dopo di guardare alla loro governance». Date precise non ce ne sono ma gli analisti Usa hanno fatto i calcoli, calendario alla mano, azzardando un’ipotesi temporale: il nuovo gruppo potrebbe nascere tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013. Mese più mese meno. In attesa non resta che guardare ai numeri di oggi. L’annuncio arriva in chiusura di una settimana che si è aperta con i dati dell’esercizio 2010 della Chrysler: una perdita netta di 652 milioni di dollari a fronte di un utile operativo di 763. Risultati sui quali ha pesato il servizio del debito costato 1,3 miliardi di interessi nell’anno appena chiuso. Il prossimo passo per l’alleanza (Fiat ha il 25 per cento di Chrysler) è la condivisione di tecnologie, con un’auto Dodge su architettura Fiat in programma per il 2012 e la costruzione, già partita, di motori Fiat negli Usa. L'ALFA ROMEO RESTA - Fra una cifra e l’altra c’è pure spazio per sapere qualcosa sul futuro di uno dei marchi storici del gruppo: «Finchè sarò amministratore delegato terrò l’Alfa Romeo», ha chiarito Marchionne. Infine un’accenno a sé stesso. «Di recente alcune pubblicazioni hanno sollevato il nodo della successione di Chrysler e Fiat, una si è chiesta cosa sarebbe accaduto se io avessi lasciato. Questo è un esempio della tendenza a mitizzare gli amministratori delegati», ha spiegato, «e il mito è basato sull’idea sbagliata che una persona possa risolvere da sola i problemi di un'azienda». di Attilio Barbieri