Egitto, Mubarak lascia i vertici del partito. Poi la smentita
Prima l'annuncio: il presidente egiziano Hosni Mubarak si è dimesso dalla guida del Partito Nazionale Democratico. La notizia - una vittoria per i manifestanti da giorni in piazza al Cairo e ad Alessandria - è stata riferita dall'emittente Al Jazeera e rilanciata dalla tv di Sato. Poi, però, è arrivata la smentita: "Il presidente dell'Egitto", ha scritto nella serata di sabato l'agenzia di stampa Mena, "ha deciso di nominare Hossam Badrawi segretario generale del Pnd". L'agenzia, riferendo le nuove nomine dei dirigenti del partito, ha di fatto smentito la voce sulla dimissione di Mubarak dalla presidenza del partito stesso. In precedenza i vertici del Pnd avevano a loro volta rassegnato le dimissioni, tra le quali quelle del segretario generale, Safwat el-Sherif, fedelissimo di Mubarak e figlio del rais Gamal. USA: "MUBARAK DEVE PILOTARE TRANSIZIONE" - Secondo l'inviato speciale statunitense per l'Egitto, Fran Wisner, Mubarak deve rimanere al potere per piltoare i cambiamenti. "Abbiamo bisogno di avere un consenso nazionale sulle pre-condizioni sul prossimo passo in avanti. Il presidente deve rimanere al suo posto per pilotare questo cambiamento". Così Frank Wisner alla Conferenza sulla sicurezza a Monaco. ESPLODE UN GASDOTTO - Nella mattinata, di venerdì un gasdotto è esploso in Egitto, provocando un vasto incendio. L'impianto si trovava nel nord della penisola del Sinai, a circa 70 chilometri dalla Striscia di Gaza, e riforniva di gas Giordania e Israele. Le fiamme sono state domate con la chiusura delle valvole di flusso, e non ci sono state vittime. IPOTESI SABOTAGGIO - "Dei sabotatori hanno approfittato della situazione relativa alla sicurezza e e fatto esplodere il gasdotto", ha annunciato un corrispondente televisivo, che ha poi aggiunto come ci sia stata una grande esplosione. Il cronista ha accusato i "terroristi" dell'esplosione. Anche il governatore del Sinai del Nord, Abdel Wahab Mabrouk, ha spiegato che potrebbe trattarsi di un sabotaggio. Il portavoce del ministero delle Infrastrutture israeliane, Chen Ben Lulu, ha fatto sapere che "la fornitura di gas a Israele è stata interrotta, seguendo la procedura di emergenza. Non siamo ancora sicuri di quale sia stata la causa dell'esplosione". Il gasdotto, che si trova a qualche centinaio di metri dall'aeroporto locale, è già stato oggetto di attacchi in passato: nel 2008, i membri di una tribù beduina della penisola del Sinai cercarono di farlo esplodere, a seguito dell'intensificarsi delle tensioni con il governo egiziano, accusato di discriminazione e di aver ignorato i loro diritti. ARRESTATO E RILASCIATO DIRETTORE AL JAZEERA - Nel frattempo la "rivoluzione egiziana" è entrata nel suo dodicesimo giorno, e dopo la caccia ai giornalisti, il direttore dell'ufficio dell'emittente Al Jazeera al Cairo, insieme a un cronista, è stato arrestato e rilasciato dopo qualche ora. Venerdì la sede delle televisione era stata saccheggiata. Le autorità egiziane, dallo scorso 30 gennaio, hanno vietato all'emittente araba di trasmettere le rivolte contro il presidente Mubarak. Da sempre, Al Jazeera ha relazioni complicate con il governo egiziano. LE PROTESTE - La tensione nel Paese resta altissima, e per tutta la notte e sabato all'alba i dimostranti hanno continuato a sfidare il coprifuoco a piazza Tahrir, al Cairo e ad Alessandria il luogo fulcro della protesta. Nel corso della notte le manifestazioni sono state pacifiche, anche se Al Jazeera ha riferito all'alba di sabato mattina la polizia ha esploso dei colpi in aria. E' stato poi reso noto che Ahmad Mohamed Mahmoud, il giornalista egiziano morto venerdì per le ferite riportate mentre seguiva i cortei, è stato ucciso da un proiettile sparato da un cecchino mentre stava filmando gli scontri tra polizia e dimostranti. CLINTON: "TEMPESTA PERFETTA" - Della situazione in Medio Oriente ha parlato anche il Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton. L'area, ha affermato, sta attraversando una "tempesta perfetta", e i leader della regione devono rapidamente avviare vere riforme democratiche, altrimenti "il rischio è di instabilità ancora maggiore. La regione è scossa da una tempesta perfetta di potenti tendenze", ha affermato la Clinton nel suo intervento alla conferenza internazionale sulla sicurezza a Monaco di Baviera. "E' questo", ha concluso, "che ha spinto i manifestanti nelle strade di Tunisi, del Cairo e di città in tutta la regione. Lo status quo semplicemente non è sostenibile". MUBARAK, ESILIO TEDESCO? - Ritornando dagli "effetti collaterali" all'epicentro della protesta egiziana - il presidente Hosni Mubarak - secondo voce il Raìs, nonostante le dimissioni dal vertice del partito, avrebbe trovato un'ulteriore scappatoia per un addio onoerevole. Mubarak potrebbe sfruttare la partenza per la Germania per un checkup medico e non tornare più in Egitto. Il presidente si sottopone regolarmente al test, e il New York Times scrive che si starebbe prendendo in considerazione - nelle trattative segrete tra l'amministrazione Obama e i membri dei vertici militari e civili egiziani - di "cogliere l'occasione" per far uscire di scena il Raìs. L'élite al potere avrebbe capito che questa sarebbe l'unica via per far uscire il Paese dal pericoloso tunnel in cui è entrato, pur senza far decadere subito ufficialmente la sua presidenza. AVVICENDAMENTO - Oltre all’ipotesi del viaggio in Germania, viene presa in considerazione anche quella di un 'esilio in patria, nella residenza di Sharm el Sheik del Raìs. L’obiettivo è quello di trovare un modo sostanziale, anche se non formale, di togliere a Mubarak il potere decisionale e fargli lasciare il palazzo presidenziale del Cairo, simbolo stesso del suo potere. Gli americani continuano a ripetere a Suleiman che, per disinnescare la tensione ad altissimo rischio in Egitto bisogna avviare al più presto i colloquio con le opposizioni per riformare in senso democratico costituzione e sistema politico. "Niente di tutto questo potrà succedere se Mubarak rimane al centro del processo, ma non è necessario che lasci la presidenza in questo momento", spiega una fonte di Washington.