E' proprio vero: ostaggi dei pm
Silvio Berlusconi quando parla di giustizia è diventato così netto e a tratti propagandistico («i giudici della sinistra» eccetera) da far quasi dimenticare che nella sostanza dice la verità, o una buona parte di essa. «Nella sostanza» significa che la dice al netto di ogni prudenza istituzionale e dei mille distinguo che il tema richiederebbe: lui ama ricordare che «la media degli italiani è un ragazzo di seconda media che non siede al primo banco» e così ogni volta si rivolge a lui, non lo tange che certi temi forse meriterebbero un grado di scolarizzazione maggiore. Così, quando dice - l’ha fatto ieri - che «l’Italia è una Repubblica commissariata dalle procure», una «Repubblica giudiziaria», quando aggiunge che «storicamente in nessun Paese mai un leader è stato attaccato dai magistrati quanto me», beh, da una parte sale un moto di noia e si è catturati dalla sensazione che l’antica prudenza democristiana sia ormai trasfigurata in un linguaggio da comizio permanente, senz’altro; ma, d’altra parte, come fai a dargli torto? Come fai a dire che mente? Che Silvio Berlusconi sia perseguitato dalla magistratura non è tutta la verità, ma ne è sicuramente una buona fetta; che in questo Paese l’ultima parola spetti sempre alla Magistratura, ai più vari gradi, è pure indiscusso da tutte le persone di buona volontà, di destra o di sinistra che siano, studiosi compresi. Poi, naturalmente, ogni questione abbisognerebbe di specifiche e approfondimenti. Occorrerebbe farlo, per esempio, quando Berlusconi ripete - lo fa sempre, l’ha rifatto ieri - delle frasi come queste: «La sovranità non è del popolo. Quando il Parlamento vota e fa le leggi, se una legge non piace a certi pm, viene impugnata e portata davanti alla Corte costituzionale - con prevalenza dei giudici che vengono dalla sinistra - e questa abroga le leggi fatte dal Parlamento». E forse il ragazzo di seconda media avrà capito, ma a quello di terza io comincerei ad accennare anche altre cose: che chiunque può ricorrere alla Corte costituzionale, non solo i pm; che prima di bollare in quota-partito gli eminenti professori della Consulta forse occorrerebbe pensarci due volte, perché nonostante tutto la Corte costituzionale non è ancora diventata, chessò, una Rai in cui spedire funzionarietti ossequiosi; soprattutto, spiegherei che la Corte costituzionale non è esattamente un organo della Magistratura, anzi, i suoi esponenti sono nominati perlopiù dal potere politico, e tra i compiti della Corte sanciti dalla Costituzione, oltretutto, c’è proprio il giudicare i conflitti di attribuzione tra magistratura e politica. Ma farei la figura del cavilloso, perlomeno con un ragazzo di seconda media. Il punto è che io non sono un ragazzo di seconda media: ma, come molti lettori di giornali, ho la tendenza - noi tutti l’abbiamo - a sottovalutare i ragazzi di seconda media in circolazione. Così, stanchi di un linguaggio reclamistico che la politica televisiva non rivolge più direttamente a noi, in tema di giustizia rischiamo di guardare solamente alla faccia oscura del berlusconismo. Perché Berlusconi è un perseguitato, ma non è solo un perseguitato. Molte delle inchieste rivolte contro di lui erano pretestuose e infondate, ma non tutte lo erano. Berlusconi, se riformasse la giustizia, farebbe un favore al Paese, ma in parte lo farebbe per comodo suo, non c’è dubbio: di leggi ad personam ne ha fatte tante. E potremmo proseguire per un’ora, elencando il doppio volto di tante verità che il nostro bipolarismo tende a guardare sempre con occhi strabici: resta il fatto che nulla pare cambiare, mai. Così come non viviamo propriamente in un «regime», non viviamo neppure propriamente in una repubblica giudiziaria: ma lo squilibrio c’è, e c’è da almeno una ventina d’anni, e c’è anche prescindendo dall’esistenza di Silvio Berlusconi in politica. C’è perché in nessun altro Paese del mondo accade così tanto che la magistratura abbia sempre l’ultima parola, sequestri cantieri, condizioni l’economia, giudichi se stessa, non paghi mai per i propri errori, si insinui e riempia ogni vuoto o incertezza legislativa, orienti o faccia direttamente le leggi attraverso la giurisprudenza; è un fatto che i magistrati sono in grado di neutralizzare, svuotare, piegare qualsiasi legge che riguardi le velleità originarie del legislatore su qualsiasi problema. È un fatto e basta. Il fatto che lo dica Berlusconi non lo rende né più vero né meno vero. La magistratura fa ciò che vuole, governa l’impulso dato a certi processi rispetto ad altri, prestabilisce la centralità di certi dibattimenti, fa uscire o non fa uscire carte e cartacce che saranno sulle prime pagine per settimane, sancisce il buono o cattivo tempo di una legislatura. Silvio Berlusconi accelera e catalizza tutto questo. Ma il giorno in cui non ci fosse più, sarebbe uguale.