'Annozero' spudorato, occupa la Rai: Santoro si fa lo spot elettorale
Dice Santoro: figuriamoci se voglio fare politica. Sono i «soliti giornali» (cioè Libero) a insinuare, viscidoni, che voglio creare un partito. Marco Travaglio poi - aggiunge - bisognerebbe frustarlo per obbligarlo a schierarsi. Sarà. Ma allora come mai Michele approfitta della prima serata di RaiDue per confezionare uno spottone con i controfiocchi al movimento per la Legittima Difesa appena fondato assieme all’amico Travaglioni e alla pasionaria della rive gauche parigina Barbara Spinelli? L’anteprima della puntata di Annozero di ieri è stata sostanzialmente un riassunto del manifesto degli indignati che vogliono la caduta di Silviuccio nostro e si preparano a scendere in piazza fra qualche settimana. Lo stesso manifesto che appariva nei giorni scorsi sul sito del programma santoresco, gentilmente finanziato da mamma Rai e dunque da tutti i contribuenti. Proprio come la réclame di ieri sera, che non ha trascurato di citare la sfilata anti-Cav prevista per il 13 febbraio. In quella giornata caleranno per le strade le donne scandalizzate dal bunga bunga e Santoro ha ricordato con perizia: le signorine hanno tutto l’appoggio mio e dei miei sodali. A ribadire il concetto, ecco Lucrezia Lante della Rovere, intervistata a margine dello spettacolo che sta portando in scena, Malamore, tratto dal libro di Concita De Gregorio. L’attrice è impegnatissima, schieratissima, indignatissima. Ripete che «c’è bbisogno», «bbisogna dire bbasta» a questa oppressione delle donne, «la ggente non ne può più» di vedere la televisione infarcita di veline. Quindi «bbisogna» manifestare. Però Santoro no, lui non vuole fare politica. Si è sempre opposto ai partiti e alla partitocrazia fin dalla notte dei tempi, afferma. Sarà. A noi sembrava che il giornalista con i ricci (già iscritto al Pci e praticante all’Unità) si fosse candidato al Parlamento europeo nelle file del centrosinistra. Ci sembra che fosse il 2004 e che San Michele abbia pure strappato uno scranno. Dunque con i partiti ci ha flirtato. Che ora non sopporti il Pd e abbia deciso di infliggergli il colpo di grazia, è un altro paio di maniche. Le ambizioni da leader, inoltre, le cova fin dai tempi di Servire il popolo, da quanto fomentava i compagni di liceo. In ogni caso, Santoro si contraddice da solo. «Non faremo un partito, ma qualcosa faremo», chiosa sibillino in chiusura d’anteprima. Tradotto: aspettatevi cortei e rotture di scatole a Berlusconi. Concluso il comizio contro il premier inizia il massacro organizzato (non a caso la puntata s’intitola «Il re è nudo»). Le solite intercettazioni, sempre le stesse. Una passeggiata fra presunti elettori della Lega per suggerire che ne abbiano piene le balle del Biscione. Quindi vai con la rissa sul “golpe” del federalismo, via libera alle intemerate di Italo Bocchino ospite in studio. Il risultato è un bel minestrone, una zuppa alla Santoro, dove Ruby si mescola all’economia e si capisce solo che l’esecutivo fa schifo e riduce il Paese allo sfascio. L’assalto è all’arma bianca, anzi, rossa. E poi dice di non voler fare politica. Mavalà. di Francesco Borgonovo