Caso Boccassini, perquisita casa di Brigandì (Csm)
Nuovo atto nella campagna dei pm sul caso Boccassini. La Procura di Roma ha ordinato la perquisizione in casa del compnente del Csm Matteo Brigandì (quota Lega), sospettato di aver passato al Giornale le 'carte' riguardanti un vecchio procedimento al Csm che riguarda il magistrato milanese, oggi al centro dell'inchiesta Ruby su Berlusconi. "Ho fatto richiesta di quella documentazione al Csm perché volevo documentarmi io personalmente - si difende Brigandì -. Non ho divulgato le carte in alcun modo né ho parlato con nessuno". Martedì mattina la stessa sorte era capitata proprio per la cronista del quotidiano Anna Maria Greco, che sulle pagine dirette da Alessandro Sallusti ha ricostruito la sua 'odissea'. La giornalista è stata fatta spogliare nel bagno di casa sua e perquisita, con i computer di tutta la famiglia e documenti sottratti senza spiegazioni, prima di passare varie ore in una caserma dei Carabinieri. L'ACCUSA DEGLI AVVOCATI - Oltre alla politica, ha protestato contro l'azione della magistratura anche l'Unione delle camere penali: "Mentre tante Procure leggono sonnacchiose sui quotidiani gli atti dei propri processi di cui per legge è vietata la pubblicazione, quando viene interessato un magistrato scattano prontamente i sigilli alle stanze di un organo costituzionale e si perquisiscono con altrettanta solerzia quelle di un giornale, anch'esso avamposto del diritto di manifestazione e diffusione del pensiero, difeso dalla Costituzione".