Montecarlo, Fini è nervoso e litiga con Tulliani. Il cognato smentisce
Martedì, il terremoto in casa Tulliani. Oggi la resa dei conti in Senato, dove il ministro degli Esteri Franco Frattini ha riferito sulla autenticità delle carte proventienti da Santa Lucia sul caso Montecarlo: per Gianfranco Fini sono state ore da dimenticare. Una lite violenta, quella tra il presidente della Camera e il cognato Giancarlo, a Roma, nel comprensorio di Val Cannuta nel quartiere Boccea nella serata di martedì: i vicini riferiscono di urla e oggetti finiti in frantumi. Una discussione animata che si è interrotta bruscamente, con Tulliani che ha lasciato casa e un Fini piuttosto scosso. E a poco serve la smentita ufficiale dei legali di Giancarlo Tulliani: "E' falsa e destituita di ogni fondamento la notizia riportata in data odierna da alcuni organi di stampa e relativa alla presunta lite tra il signor Gian Carlo Tulliani ed il Presidente della Camera Onorevole Gianfranco Fini in merito alla nota vicenda dell'appartamento monegasco". Rimane evidente il nervosismo del leader Fli, che a settembre si era spinto ad ipotizzare le sue dimissioni dallo scranno più alto di Montecitorio nel caso in cui fossero arrivate le prove sulla effettiva proprietà di Tulliani. Anche per questo la rabbia di Fini era alta, tanto che ai suoi, prima di lasciare Montecitorio martedì, avrebbe confidato: "Adesso vado a casa e gli faccio un mazzo così". Destinatario, naturalmente, Tulliani, che a Gianfranco ha sempre assicurato di non avere nulla a che fare con le società titolari dell’immobile monegasco. Chi ha avuto occasione di parlare con il presidente nelle ultime 72 ore rivelava che "la tensione è alle stelle". Tra i parlamentari di Fli, alcuni erano convinti che "di questo passo va a finire che Fini sarà davvero costretto a dimettersi. Del resto è stato lui a imboccare, sulla vicenda, una strada senza uscita". Scegliendo di legare la propria sorte a quella di Tulliani sulla proprietà dell'appartamento nel Principato. La misura è ormai colma: ieri, il presidente futurista ha dovuto incassare anche un'altra delusione, la mancata sfiducia al ministro Bondi e la sconfitta del neonato Terzo polo.