Santoro dà il cellulare di Silvio. Prendetevi il suo

Andrea Tempestini

Nella puntata di Annozero di giovedì 20 gennaio, Michele Santoro ha tarsmesso in diretta il numero di cellulare del premier Silvio Berlusconi. Libero, seguendo il principio della "privacy secondo Michele", pubblica il telefono dove potete raggiungere il tribuno di Rai2. L'articolo di Andrea Morigi Al 3483406101, risponde Michele Santoro. L’autorizzazione alla divulgazione, per la proprietà transitiva, deriva dall’interessato, secondo il quale rientrerebbe nei limiti della libertà di stampa rendere noto - sebbene a rate - il numero del cellulare di Silvio Berlusconi. Nella puntata di Annozero andata in onda giovedì, si sono nascosti dietro un trucchetto. Hanno coperto le tre cifre finali. Le quali però, si possono ampiamente ricostruire, consultando le 389 pagine di verbale consegnate alla Giunta per le autorizzazione della Camera dalla Procura di Milano e pubblicate da molti giornali su carta e online. Così, da due giorni, grazie al tam tam dei blog che hanno risolto il facile enigma spiegando come raggiungere telefonicamente il premier al 3351500431, migliaia di persone gli hanno intasato la linea. Alcuni per insultarlo e minacciarlo, altri magari per esprimergli solidarietà, altri ancora per mandargli qualche sms per scherzo, al bar con gli amici. Chi ci ha provato, riferisce che prima rispondeva una voce di donna, poi un segnale fisso di occupato. Nella consapevolezza di camminare su ghiaccio sottile, lo stesso Santoro ci tiene a precisare che «se è quello il numero del cellulare di Berlusconi, non l’abbiamo dato noi. È Berlusconi che l’ha dato a Nadia Macrì. E la Macrì l’ha fatto vedere a Sandro Ruotolo che prudentemente ha cercato di coprire almeno delle cifre. Se fosse quello, perché io non so se è vero quello che racconta la Macrì, credo che l’avrà già cambiato da un po’». Per quanto riguarda Santoro, invece, l’ultima parte del suo numero non risulta nota alle cronache giudiziarie. Non lo hanno né intercettato né indagato. Però potrà provare lo stesso brivido del contatto diretto con il pubblico. Potrà seguire lo stesso consiglio che dispensa lui al premier: «C’è poco da commentare ci sono tante compagnie telefoniche, se il premier è preoccupato cambi numero...». Se non gradirà, potrà anch’egli affidarsi a un nuovo gestore o chiedere una nuova Sim. Gli arriverà qualche bacchettata, al massimo. Ieri, sull’argomento della pubblicazione selvaggia è intervenuto anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, durante la celebrazione della Giornata dell’Informazione. Anche se ormai è un po’ come chiudere la stalla quando i buoi sono scappati, il capo dello Stato ribadisce l’esigenza di «un valido equilibrio tra i valori del diritto-dovere dell’informazione e quelli del rispetto della riservatezza delle indagini nonché della privacy e dignità delle persone». Richiama il «senso del limite e responsabilità che non può mancare nell’informazione, specie nella cronaca giudiziaria», anche se non si nasconde che «la materia è sempre e più che mai scottante». Contro un’interpretazione colabrodo delle norme sulla riservatezza dei dati personali, nel frattempo, giunge un nuovo richiamo del Garante della privacy, dopo quello di giovedì, ai numerosi siti di informazione on line «a oscurare con urgenza i numeri delle utenze telefoniche riferibili a persone coinvolte nell’inchiesta sul cosiddetto caso Ruby e tratte dagli atti della procura di Milano». Non una parola, ovviamente, su chi ha fatto trapelare le informazioni. Ai magistrati e ai politici che hanno fatto girare il faldone dell’inchiesta Ruby non si accenna nemmeno. La minaccia riguarda solo il distributore al dettaglio. Sul grossista, nulla. «L’attività istruttoria e di verifica del Garante, volta ad individuare eventuali altri siti o altri casi di diffusione da parte di media dei numeri di quelle utenze telefoniche, è tuttora in corso - si legge -. L’Autorità richiama tutti i siti di informazione e tutti i media allo scrupoloso rispetto del principio di essenzialità dell'informazione, già più volte ribadito e ad astenersi dal diffondere i dati delle utenze telefoniche, ancorché contenuti in atti giudiziari, la cui diffusione è eccedente rispetto al diritto di cronaca e inutilmente invasiva della riservatezza delle persone coinvolte», conclude la nota del Garante per la privacy.  Oscurare non serve. Ormai, tanto varrebbe rieditare il vecchio elenco telefonico, con nomi, cognomi, indirizzi e titoli. Almeno ci sarebbe da divertirsi un po’, privilegio ormai riservato soltanto a Teo Mammucari.