Placido, Vallanzasca e... la "censura". Ora il cinema ha trovato il suo Santoro
Più lo guardi, Michele Placido, e più assomiglia a Michele Santoro. Sempre infilato fino al collo nella polemica politica, che ha trasformato in viatico straordinario per il successo. Venerdì esce nelle sale il suo “Vallanzasca. Gli angeli del male” con Kim Rossi Stuart, che sarebbe anche un bel film non fosse per il fatto che tratteggia il criminale Renè alla stregua di un eroe, un personaggio che non può non riuscire simpatico e non risultare - dopo tutto - buono nonostante i brutali omicidi e le feroci violenze (ha collezionato circa 260 anni di carcere fra rapine e massacri vari). Dopo l’anteprima di show offerta all’ultima Mostra del cinema di Venezia, ieri Placido - durante la presentazione alla stampa del suo film nella Capitale - ha vestito per un giorno i panni del San Michele Martire i quali stanno perfettamente addosso al conduttore di Annozero. «I film impegnati, che trattano temi scottanti e seri, non vanno di moda in questa Italia dove si producono ormai solo commedie», ha piagnucolato. Poverino, non gli fanno fare film, tanto che ora è costretto a emigrare (come Roberto Saviano, l’altro martire di professione?). «Oggi il cinema italiano è un po’ addomesticato», ha proseguito. «È vietato fare film su certi comportamenti della politica o su temi come i legami tra le stragi di mafia e i politici. Non bisogna pensare. Oggi si fanno solo commedie, che per fortuna vanno bene e danno molto lavoro alle maestranze, ma non si possono proporre progetti di altra tipologia». Poi, nel più puro stile santoriano, il richiamo ai colleghi discriminati. Stavolta non Travaglio e Vauro, ma altri registi “di tendenza” (sinistra). «Marco Bellocchio non riesce a trovare finanziamenti per il suo film, mentre Gianni Amelio deve emigrare in Francia. Anche io andrò a fare i miei prossimi due film in Francia». Forse lì, con la simpatia che nutrono per Battisti, riusciranno ad apprezzare meglio i suoi lavori su Vallanzasca. Al solito, Michelone ne ha avuto anche per la Lega, rea - nella persona del deputato Davide Cavallotto - di aver proposto di boicottare il suo noir presto nelle sale. «La sua è una dichiarazione ridicola, questo deputato farebbe meglio a non parlare di cinema. Per comprendere quanto il suo partito capisca di cinema basta ricordare che la Lega ha fatto una grande propaganda l’anno scorso al film “Barbarossa” su Alberto da Giussano, che ha ottenuto venti milioni di euro di finanziamento, ma nessuno è andato a vederlo». Come Santoro, anche Placido rivendica il diritto di fare quello che gli pare in nome del successo di pubblico e della qualità del suo prodotto. Vero, i suoi film sono sempre seguitissimi. E tecnicamente, sono ineccepibili. “Vallanzasca” sarebbe facilmente esportabile anche all’estero, “Romanzo criminale” era molto piacevole, la serie televisiva omonima è a livello di quelle americane. Però se uno gioca sempre sporco tirando in mezzo i “misteri” d’Italia, i politici, i poliziotti incompetenti, poi non si deve lamentare se la politica va a mettere il naso nei suoi film, se qualcuno si incazza e magari - legittimamente - chiede alla gente di starsene a casa invece che versare l’obolo alla prima visione. La dimostrazione è la nuova trovata del regista biancocrinito. Indovinate su che cosa vuol fare il prossimo lungometraggio? Lo ha spiegato ieri: «Spero di riuscire anche a realizzare il mio sogno, un film su Mani Pulite che ovviamente non troverà mai un produttore italiano». Niente male. Chissà chi sarebbe al centro del mirino in una pellicola del genere... Ma con i prossimi progetti non andiamo meglio. Sono in arrivo altre due film: «In uno vorrei Toni Servillo, un film di genere dal titolo “Lo spione”. Anche l’altro dovrebbe essere un film di genere e lo girerò in Francia con attori francesi perché laggiù ancora ci sono leggi che agevolano i film». Figuriamoci se non c’era da protestare pure per la legislazione sul cinema... Conclusione: l’Italia, secondo Placido, è «un Paese agli sgoccioli», dove ormai i cittadini «sono abituati ai comportamenti amorali da parte dei politici ma fanno finta di niente». Del resto, lo aveva già detto e ripetuto a Venezia: meglio il Bel Renè di molti occupanti del Parlamento. Ecco, ormai la metamorfosi è completata. Michele Placido è diventato come Michele Santoro. Con qualche piccola differenza. Se il secondo ce lo dobbiamo sorbire sulla tivù pubblica a pagamento, quell’altro - qualora non percepisca finanziamenti pubblici - basta ignorarlo. E se proprio non potete fare a meno di vedere Vallanzasca - che resta tecnicamente un buon film - di modi per vederlo evitando il cinema è pieno il mondo. di Francesco Borgonovo