Haiti, un anno fa il sisma: nel Paese tutto è bloccato
Era metà pomeriggio ad Haiti. Esattamente un anno fa. La terra tremò per lunghissimi secondi, spazzando via in pochi istanti migliaia di povere abitazioni e più di 230mila vita umane. Haiti fu completamente distrutto da una scossa di magnitudo 7,0, con epicentro a 25 km a sud-ovest della capitale Port-Au-Prince. Secondo l'Onu, fu interessato dal terremoto almeno un terzo della popolazione nazionale. Da quella catastrofe ha avuto origine, diversi mesi dopo, un'epidemia di colera che, ad oggi, ha colpito 170mila persone, uccidendone 3756. Diversi mesi in cui, nonostante decine di appelli da tutto il mondo, si è fatto poco per ricostruire e ridare una casa a migliaia di persone che sono ancora senza tetto. LA PRIORITA' E' LA RICOSTRUZIONE - Le Nazioni Unite hanno definito la ricostruzione come "una priorità assoluta per il 2011, ma anche una sfida pluriennale". Secondo l'Unicef, circa un milione di haitiani - di cui 380 mila bambini - vivono ancora in campi affollati, mentre sarebbero quattro milioni i minori a subire ancora le conseguenze di un accesso all'acqua e ai servizi sanitari e scolastici. INSTABILITA' POLITICA - La fase di emergenza è terminata ad aprile del 2010, da allora è scattata una fase ancor più difficile: la ripartenza. Sono stati approvati progetti per un totale di circa tre miliardi di dollari, di cui la metà già trasferiti. A complicare il tutto c'è, però, una instabilità politica - non c'è ancora il nome del Presidente, dopo le elezioni dello scorso novembre - che rallenta tutta l'operazione di ricostruzione e di afflusso del denaro delle donazioni. IL MONDO SI FERMA - Oggi il mondo ricorda le 230mila vittime di Haiti. Tante le cerimonie e le iniziative organizzate nel mondo. L'Assemblea dell'Onu osserverà un minuto di silenzio, mentre a Port-Au-Prince ci sarà una cerimonia ufficiale a cui parteciperà anche Bill Clinton, uno dei personaggi più attivi nel mantenere costante l'attenzione sull'isola caraibica. E' un dovere, per tutti.