Sacconi: "Noi tifiamo per l'Italia, non per Fiat"

Giulio Bucchi

Giovedì si aprono le urne a Mirafiori, per il referendum che dovrà ratificare o respingere l'accordo raggiunto tra Fiat e i sindacati Cisl e Uil sul 'nuovo' stabilimento di Mirafiori. Fiom, invece ha detto no: 'E' un'opposizione puramente ideologica, da vecchio mondo". Questo il commento del ministro del Welfare Maurizio Sacconi, ospite del direttore di Libero Maurizio Belpietro a 'La telefonata' su Canale 5. Ministro, anche il governo è stato tirato in ballo dalla segretaria della Cgil Susanna Camusso: voi tifereste per l'accordo perché volete la perdita dei diritti dei lavoratori. "E' una impostazione ridiciola. Siamo favorevoli ad un accordo che garantisca un importante investimento, senza il quale l'auto perderebbe la sua importanza strategica, con danno evidente anche per Torino e il Piemonte. Per fortuna, il consenso al sì raccoglie ampio appoggio anche nell'opposizione, a partire dal sindaco Chiamparino fino a Fassino e Renzi". Anche D'Alema si è espresso a favore. Ma cosa cambia davvero per i lavoratori? "Non perdono nulla ma guadagnano sicurezza e miglioramento di condizioni salariali. In più scatta la disposizione del governo per cui la parte del salario legata alla maggiore produttività viene tassata al 10 anzichè al 23%". Ma allora perché la Fiom si oppone? "Credo che pesi una lettura ideologica, una convinzione che la realtà sia ancora ingabbiabile in forme rigide di controllo sociale e che non si debba invece confrontare con la competizione che ci fa mettere in discussione alcune rigidità improprie. Cosa chiede Fiat? Di potere utilizzare appieno gli impianti e adeguare il modello di produzione. In questo senso, è molto naturale l'incontro tra Cisl, Uil, Ugl e l'azienda, mentre è innaturale la polemica esasperata della Fiom". In ogni caso è una svolta nei rapporti sindacali? L'accordo sarà esteso ad altre realtà? "Fiat, purtroppo, è un'anomalia. Una grandissima dimensione produttiva non diffusa in Italia, dove il tessuto produttivo è fatto di imprese piccole e medie. Confidiamo che venga meno la rigidità ideologica, questo sì, attirando gli investimenti dall'estero". Un problema più generale: l'ingresso nel lavoro per i giovani resta difficile. Che si fa? "Paghiamo scuola e università ereditate in condizioni pessime. Nell'ultimo anno con la cassaintegrazione abbiamo aiutato le famiglie, ora vogliamo irrobustire le competenze dei giovani, insieme ai ministri Gelmini e Meloni (Istruzione e Gioventù, ndr)".