Bellunese via dal Veneto, sì al referendum
Arriva il via libera della giunta provinciale veneta al referendum per l'aggregazione del Bellunese a Trentino Alto Adige. Dopo una discussione fiume, la proposta referendaria portata in consiglio dal comitato promotore, che aveva raccolto 17mila firme, è stata approvata con 21 voti favorevoli (di cui un "sì" tecnico del leghista Cesare Rizzi) e due "no", provenienti sempre dalle fila del Carroccio (quelli di Bruno Piazzetta e di Gino Mondin). LEGA DIVISA - Il Carroccio insomma si divide sulla proposta di accorpamento. Segnali sulla possibile scissione erano arrivati pochi giorni fa quando il governatore del Veneto, Luca Zaia, aveva sottolineato come non si dovesse "incentivare la guerra tra poveri: tutta la Regione merita federalismo e autonomia". Zaia, in definitiva, aveva annunciato di non volersi schierare "né pro né contro" la proposta. Tutte la altre sigle politiche hanno accolto compatte l'iniziativa, sposata da Pdl, Pd, Idv e dalla lista Reolon. IL PRECEDENTE - Con il referendum per la prima verrà applicato l''articolo 132 secondo comma della Costituzione in relazione a un'intera provincia, quella bellunese che vuole salutare il Veneto per abbracciare il Trentino. Ora l'iter prevede una fase consultiva, mentre successivamente comincerà il percorso parlamentare, il cui estio, a detta degli stessi promotori del referendum, è tutt'altro che scontato. ZAIA: "LA VIA E' IL FEDERALISMO" - Luca Zaia è tornato subito a ribadire come la strada da percorrere per superare "disagi" alla base della volontà referendaria sia quella del federlismo. "Capisco il disagio da cui proviene questa decisione", ha spiegato il presidente. "Lo viviamo tutti i giorni sulle zone di confine. Ma è un disagio che ormai riguarda tutta la regione, che tutta insieme deve avviare un deciso percorso verso l'autonomia". PRESIDENTE PROVINCIA BELLUNO - Favorevole al referendum è il presidente Provincia di Belluno, Gianpaolo Bottacin: "Oggi abbiamo dato il via all’iter, ma è bene non confondere i cittadini. Siamo dinanzi ad una prima fase, quella referendaria, che - dopo il risultato del referendum stesso - verrà seguita da quella legislativa, che dovrà approdare al Parlamento italiano per il voto definitivo. Non dimentichiamoci che per un passaggio da una regione ad un’altra è necessario modificare la Costituzione e sappiamo bene che il cammino può essere lungo e complesso. Per questo è bene che i cittadini sappiano che, dopo il voto dell’eventuale referendum, non ci sarà una svolta, ma si dovrà attendere ancora".