Il destino di Yara

Giulio Bucchi

Il 26 novembre scorso, nel bergamasco, è scomparsa una ragazzina: l’unica vera notizia sul caso Yara era e rimane questa. Eppure siamo al punto che lo stucchevole mezzo-mezzo-busto Francesco Giorgino, al Tg1 di venerdì, hadato la presunta notizia che quel giorno «non» c’erano stati appelli a favore di Yara, questo prima di annunciare - con un servizio importante - che «oggi la famiglia ha ricevuto la visita della zia, la sorella del papà» e che, al solito, nelle indagini non c’era «nessuna novità di rilievo». Ora: va bene la fede dello strapaese cattolico, va bene che tra informazione e intrattenimento ormai non c’è differenza, va bene che le redazioni ridondano di esperti di ciò che la gente voglia sapere, va bene che l’esposizione mediatica che ha spinto a un dispendio di mezzi che altri ragazzini scomparsi possono solo sognarsi: battute di cani, fiumi e invasi dragati, elicotteri, georadar, intercettazioni e rilevazioni satellitari, piste estere. Va bene la pietà: ma ridateci le notizie, per favore. Ridateci qualche esperto che abbia la sincerità di ammettere che in genere uno scomparso, dopo il terzo giorno, resterà probabilmente tale. Non avremmo nessun diritto di sentenziare che Yara sia morta, ma il cinismo con cui si perpetua la telenovela della speranza invita a un certo realismo. Per una volta, cari colleghi, si tratta soltanto di dire quello che pensate.