Ior, Gip conferma maxi sequestro da 23 milioni di euro
Il gip di Roma ha confermato il sequestro dei 23 milioni prelevati allo Ior lo scorso 20 settembre su richiesta della Procura di Roma. Il giudice per le indagini preliminari Maria Teresa Covatta ha respinto l'istanza con cui i difensori del presidente della banca della Città del Vaticano Ettore Gotti Tedeschi e del direttore generale Paolo Cipriani sollecitavano la revoca del provvedimento restrittivo. I due sono indagati per violazione della normativa antiriciclaggio. Gli avvocati avevano chiesto il dissequestro presentando la comunicazione fatta dallo Ior al Credito Artigiano, finalizzata a dare chiarimenti circa la natura e le finalità delle operazioni su cui si indaga, consentendo il "tracciamento" delle somme contestate. Il gip ha però definito la documentazione "non idonea a raggiungere tale scopo, sì che il sequestro deve essere mantenuto". IL PROVVEDIMENTO DEL GIP - "In particolare - scrive il gip nel provvedimento di rigetto - non risultano intervenute modifiche sostanziali rispetto al quadro indiziario preesistente in ragione della persistenza di quella che correttamente il pm definisce 'globale confusione' delle disponibilità sui conti riferibili allo Ior, testimoniata dalla impossibilità di fatto di individuare da parte della banca depositaria i clienti Ior beneficiari di bonifici e assegni, la cui identificazione passa esclusivamente per il tramite dello stesso Ior, senza possibilità di controllo e riscontro da parte delle autorità italiane". "Del pari - sottolinea ancora il giudice Covatta - il quadro non sembra mutato alla luce dell’accordo di collaborazione siglato con il Credito Artigiano, per la verità neppure datato, sì che non è noto quando sia stato effettivamente stipulato: accordo generico che comunque non sembra introdurre elementi di novità rispetto alla problematica sopra evidenziata inerente le modalità, indirette, incerte e comunque non riscontrabili, di identificazione dei clienti Ior di cui si è detto sopra". LA DIFESA DELLO IOR - I difensori dello Ior attendono ancora che la Cassazione fissi il loro ricorso presentato dopo la decisione del tribunale del riesame, favorevole alla Procura. Anche secondo il collegio presieduto da Claudio Carini, la banca vaticana, ordinando con un fax al Credito Artigiano di trasferire 20 milioni di euro alla Jp Morgan di Francoforte e altri 3 alla Banca del Fucino, non si era "uniformata ai criteri di trasparenza e tracciabilità" delle operazioni compiute con banche italiane, imposti dalla normativa antiriciclaggio (il decreto legislativo 231 del 2007), anche con sanzioni penali, per impedire la circolazione di capitali illeciti". "Pur richiesto dall’interlocutore bancario - aveva scritto il tribunale - l’istituto Vaticano non ha comunicato per chi (per sè o per eventuali terzi, di cui comunicare le generalità) intendesse eseguire le due operazioni, nè natura e scopo delle stesse".