Abruzzo, PdL verso la vittoria

Silvia Tironi

Al momento l’unico dato certo è che c’è stata una grande astensione: per le elezioni regionali, in Abruzzo si è presentato il 52,98% degli aventi diritto di voto, contro il 68,68% del 2005. Ma è il dato che conta di meno perché quello proveniente dalla regione colpita dallo scandalo di corruzione questa estate è un risultato politico. Che assegna comunque la vittoria al Popolo della libertà. In attesa dell’ufficialità dei voti, i dati parziali indicano che il candidato del centrodestra Giovanni Chiodi ha raccolto il 51% dei consensi contro il 41,78% del Partito democratico, rappresentato da Carlo Costantini, sostenuto anche da Italia dei valori, Rifondazione comunista e socialisti. Rodolfo de Laurentis dell’Udc è fermo a quota 4,46%, Teodoro Bontempo della Destra di Storace all’1,58. Dati non ancora ufficiali, ma certo ufficiosi, e commenti che cominciano a fioccare. Antonio Di Pietro commenta: “Il primo partito è quello dell'astensionismo: la metà degli abruzzesi non è andata a votare”, ha dichiarato prima di aggiungere che “noi dell'Italia dei valori abbiamo rilanciato la questione morale senza la quale i cittadini vedono che nulla cambia: in Abruzzo abbiamo quintuplicato”. Sull’astensionismo ha fatto riferimento pure il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini, giudicando pericoloso l’alto tasso di assenteismo dai seggi: “Il fatto che in Abruzzo abbia votato solo il 50% dei cittadini la dice lunga su un sistema che non va”. “Se il bipartitismo che si vuole costruire in Italia - ha osservato Casini - fosse una cosa che soddisfa gli elettori non ci sarebbe più della metà dei cittadini abruzzesi che non si sono recati alle urne. Questo è un campanello d'allarme molto pericoloso”. Tra i diretti rivali, Pdl e Pd, invece, lo scambio di battute è incentrato sul risultato vero e proprio. “I dati elettorali che cominciano a giungere dall'Abruzzo provano da un lato la bontà dell'azione governativa di questi primi mesi di legislatura e dall'altro la tendenza suicida del Partito democratico”, è l’opinione di Italo Bocchino, vicecapogruppo vicario del Pdl alla Camera. Un Pd che “avendo consegnato la guida e la linea dell'opposizione a Di Pietro rischia di crollare irrimediabilmente nei consensi. C'è da augurarsi che Veltroni comprenda adesso che l'Italia ha bisogno di un'opposizione costruttiva e dialogante, pronta a lavorare assieme per riformare profondamente il Paese”. “Dopo il Trentino, dove un nostro esponente è risultato il primo degli eletti del Pdl, l'Abruzzo conferma il grande apporto che i Popolari Liberali stanno dando al successo del centrodestra”, afferma invece il senatore Carlo Giovanardi, coordinatore del movimento. “Risulta ormai chiaro - continua Giovanardi - che coloro che un tempo votavano Udc si sono orientati in massa a premiare la nostra decisione di costruire un grande partito popolare democratico di ispirazione cristiana, così come indicato da Silvio Berlusconi". Il Pd contro Vespa Nel frattempo si consuma una piccola vendetta negli studi di Porta a Porta e sulla partecipazione del Pd alla puntata di questa sera. “Vespa vuole cancellare il Pd da Porta a Porta”, ha denunciato Andrea Orlando, portavoce dei democratici. Vespa, è l’accusa di Orlando, “ha messo in piedi una trasmissione escludendo dagli ospiti in studio il Pd”. Pronta la replica a Orlando. “Non è stata Porta a Porta a scegliere il candidato di Italia dei Valori come rappresentante dell'intero centrosinistra alle elezioni abruzzesi”. fanno sapere da via Teulada. “E’ perciò sorprendente - si legge in una nota - la protesta del Partito democratico per la nostra scelta di fare stasera un confronto a due tra Antonio di Pietro, uomo chiave delle elezioni d'Abruzzo e Ignazio La Russa, esponente autorevole del Pdl, reggente di Alleanza Nazionale e ministro della Difesa”. Una vicenda che riporta alla luce i nervi tesi in casa democratica e la scomodità di un alleato come Antonio Di Pietro.