A New York si omaggia l'estro di Alexander McQueen
Al Met fervono i preparativi per la prima retrospettiva dedicata allo stilista prematuramente scomparso. Niente date o rigidi schemi, il percorso sarà scandito da flussi emotivi “Savage beauty”. E mai nome fu più adatto a racchiudere in sé tutta la geniale creatività, ruvida ma al tempo stesso travolgente, di uno stilista visionario e un po’ bizzarro, un’ anima alimentata ad estro e struggimento emotivo, un designer insomma, che a soli 41 anni è stato capace di lasciare un segno indelebile nella storia del costume mondiale. La scomparsa di Alexander McQueen ha inferto in effetti uno squarcio profondo e irreparabile nella fashion industry lasciando un tangibile senso di smarrimento, quasi a sottolineare come le cose non possano essere più le stesse, quasi a dire che l’era onirica e appassionata di McQueen è ormai definitivamente lontana dall’era post-McQueen, non importa che Sarah Burton, storico braccio destro dello stilista oggi in capo al pool di creativi che lavora per il brand, abbia dimostrato di poter portare avanti degnamente il lavoro iniziato dal designer britannico, McQueen aveva una creatività rara come un diamante grezzo, di quelli che una volta superata la superficie dimostrano poi un valore inestimabile. Non sorprende quindi che a poco meno di un anno di distanza dal suicidio dello stilista il mondo della moda continui a dedicare ad Alexander McQueen momenti e ricordi, tramandandone in ogni modo possibile la vision affinché tutti possano goderne oggi come domani. Mentre solo qualche giorno fa il British Fashion Council conferiva il premio "Outstanding achievement in Fashion Design", un riconoscimento postumo per lo stilista, dall’altra parte dell’Oceano il Metropolitan di New York studiava la formula migliore per parlare al mondo di quel designer introverso che ogni giorno si trovava a convivere con i conflitti interiori dettati dalla depressione- amplificata dalla perdita dell’amica Isabelle Blow prima e della madre poi- che con costanza tramutava in flussi creativi, in estro brillante. Lee, così lo chiamavano gli amici, avrà la sua prima retrospettiva, e trattandosi di una personalità unica, racconterà la sua carriera in modo singolare. Niente percorsi monotoni scanditi dalle date, saranno le correnti emotive, come è giusto che sia, a ridisegnare abito dopo abito la vita creativa e stilistica di Alexander McQueen. Andrew Bolton, il curatore di “Savage Beauty”, la mostra che sarà presentata al Met il 2 maggio, ha infatti suddiviso i vestiti scelti in cinque sezioni, ‘The Savage Mind’, ‘Romantic Gothic’, ‘Romantic Nationalism’, ‘Romantic Exoticism’, e ‘Romantic Primitivism’, descrivendo con l’aiuto di Sam Gainsbury e Joseph Bennett che tante volte in passato hanno lavorato a stretto contatto con McQueen alla realizzazione delle sue suggestive sfilate, i tratti di una personalità unica capace di rompere i rigidi schemi della sartoria e volare libero verso un’espressione a volte estrema del decadimento, della nostalgia e del romanticismo con cui si trovava a trattare quotidianamente. di Donatella Perrone