Voti e veleni: commento di Belpietro
I numeri, alla Camera, sonon ancora complicati. Il bilancino ufficialmente dice che, ad oggi, i voti di fiducia a favore del governo Berlusconi sarebbero 312 mentre quelli contro 315. Ma da qui al 14 dicembre la strada è lunga. E l'impressione è che il Cavaliere potrebbe guadagnare terreno. A perdere, più la faccia che gli uomini, sarebbero Fini e i futuristi. Incassate le defezioni sul fronte della sfiducia di Razzi (da Idv a Noi Sud, voterà sì), i misti Scilipoti, Cesario e Calearo (confluiti nel Movimento di Responsabilità Nazionale e rispettivamente per la sfiducia, il sì e l'astensione, in attesa di posizione comune) e Grassano (dai Liberaldemocratici a Pionati: sì), il Fli si aggrappa alla sfiducia dichiarata dei Radicali pannelliani. Ma la terra, intorno al presidente della Camera, sa sempre più di bruciato. E lui non la prende bene: "Da adesso comincia il calciomercato", avrebbe detto Fini a due insegnanti del liceo scientifico "Majorana" di Isernia che gli rivolgevano un "in bocca al lupo" in vista del voto del 14 dicembre. E il premier Silvio Berlusconi, intervenuto all'inaugurazione dell'atrio Pietralata della stazione di alta velocità Roma Tiburtina, si sbilancia: "La maggioranza degli italiani è con noi. Finiremo la legislatura, andremo avanti senza follie politiche". IL VIDEO-EDITORIALE DEL POMERIGGIO - Per il direttore di Libero Maurizio Belpietro, però, è inutile lamentarsi dei cambi di casacca. Il modo per eliminarli ci sarebbe, ed è modificare la Costituzione. Ma nessuno ci ha mai provato, forse perché conviene a tutti. LA PROCURA INDAGA - Dalla Procura di Roma giunge la notizia dell'apertura di un'inchiesta circa la presunta "compravendita" di deputati in vista della fiducia alla Camera. Secondo quanto si è appreso, l'indagine sarebbe partita da alcuni articoli apparsi sui quotidiani degli ultimi giorni e riguarderebbe, in particolare, il cambio di casacca dei due ex esponenti dell'Italia dei Valori Domenico Scilipoti e Antonio Razzi, passati rispettivamente al Movimento di responsabilità nazionale e a Noi Sud (ma entrambi vicini al "sì" alla fiducia). Giovedì il leader dell'IdV Antonio Di Pietro aveva annunciato di aver presentato in Procura "elementi utili su diverse situazioni" proprio riguardo la presunta "campagna acquisti". Proprio Di Pietro, venerdì, ha affermato: "Ho prodotto documenti e prove sul piano materiale e altre mi riservo produrne, mi auguro che coloro che sono a conoscenza dei fatti possano aiutare la Procura della Repubblica a fare luce su questo scandalo del ventunesimo secolo. Il voto di scambio sulla fiducia del 14 dicembre è un fatto che sconvolge la democrazia. Non è possibile, in un paese civile, che il governo e la maggioranza si reggano su un voto comprato, venduto, ricattato". Secondo il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, da parte della Procura è giunta una "gravissima intromissione" nella libera dialettica parlamentare: "Apre una questione istituzionale molto rilevante", spiega Cicchitto. Sandro Bondi e Denis Verdini, intanto, fanno sapere che intendono sporgere denuncia a loro volta circa gli acquisti di parlamentari di centrodestra da parte dei partiti di centrosinistra: "Da sempre riteniamo che sia sbagliato trascinare nei tribunali questioni che sono solo politiche, ma visto che qualcun altro è affetto da una vita da questa sindrome, che almeno questo momento di verità valga per tutti", dicono i due esponenti del Pdl. FAMIGLIA CRISTIANA: "FIDUCIA COME TANGENTOPOLI" - Ha un titolo eloquente il nuovo articolo contro il governo apparso su Famiglia Cristiana. "Fiducia: peggio di Tangentopoli", dice il settimanale paolino. Che poi, nel pezzo, dice: "I quotidiani sono pieni di dettagli su questo tariffario, rispetto al quale le mazzette di Tangentopoli sono acqua fresca. La sensazione cioè è che, se non tutto, quasi tutto sia vero. E che i trenta denari abbiamo assunto forme più moderne, ma senza cambiare significato. Si diceva di Tangentopoli. Doveva essere un momento di rinascita civile, di giustizia contro corrotti e corruttori - prosegue il settimanale cattolico - Ma si sa come è finita. Una volta assodato che volavano soltanto quattro stracci, troppo carcere preventivo con le tragedie che conosciamo ma sentenze definitive del tutto marginali, il mondo politico si è sentito libero di reiterare. Peggio ancora, di fare apertamente ciò che allora si faceva di nascosto. I risultati li vediamo ogni giorno". Famiglia Cristiana solleva un problema costituzionale parlando di "disprezzo della norma secondo cui il parlamentare non ha 'vincolo di mandato'. Il concetto è stato capovolto. Ammesso che in passato si rispettassero almeno le forme, il vincolo non esiste più rispetto agli elettori. E’ invece ferreo rispetto ai capibranco, specie i berlusconiani che hanno più soldi da spendere e più prebende da elargire. In una seria analisi politica - continua la rivista dei paolini - il primo rimedio dovrebbe consistere in una riforma della legge elettorale, tale da consentire ai cittadini un diritto di scelta. Ma visto il punto cui si è giunti, c'è da chiedersi se basterebbe. Se si accetta di essere comperati e venduti, se le reazioni sono soltanto di carattere giornalistico, se la stessa Giustizia si mostra impotente, vuol dire - ultima frase fatta - che si sta toccando il fondo. Mettersi le mani nei capelli, cos'altro sennò?" ALTA TENSIONE IN PARLAMENTO - "I pasdaran finiani più accesi hanno sbagliato tutte le valutazioni, in questi sei mesi - attacca Daniele Capezzone, portavoce del Pdl -. Prima la scelta delle fibrillazioni e del controcanto continuo, poi la spaccatura, poi i toni astiosi usati a Bastia Umbra da molti dirigenti finiani, fino all'errore più clamoroso, quello della mozione di sfiducia, che li ha allineati a Bersani e Di Pietro". "E' naturale - prosegue Capezzone -, che non solo gli elettori, ma anche numerosi eletti, non si riconoscano in quel tipo di approccio. E oggi il Fli è isolato". L'attacco alla nomenklatura finiana arriva anche da destra. Francesco Storace se la prende con Bocchino: "Si è lamentato di uno sputtanamento perché si è saputo del suo colloquio con Berlusconi. Di grazia, perché gli italiani non dovevano sapere che il campione della trasparenza era andato alla corte del suo principale nemico?". A proposito di cambi di casacca. Bruno Cesario, ex deputato Api, accusa il centro-sinistra: "I veri trasformisti sono quelli del Pd. Che oggi a Roma spalleggiano gli ex fascisti del Movimento sociale mentre in Sicilia stanno con quelli che prima consideravano dei mafiosi", ha sottolineato al Riformista. Sul voto del 14 dicembre è chiaro: "Sosterrò il governo votando contro la mozione di sfiducia, come ho già fatto a settembre. Il paese non può infilarsi in una contrapposizione cieca".