Camera, valzer di voti: Silvio "vede" quota 316

domenico d'alessandro

Cercare di fare chiarezza sugli scenari possibili alla Camera è impresa ardua. Prima e dopo il 14 dicembre potrebbe succedere di tutto a Montecitorio. Dopo la scissione del Pdl, con i finiani "fuggiti" per rispettare i propri ideali, l'esecutivo si ritrova a fare la conta per capire chi c'è e chi manca. Chi vota sì e chi vota no. Chi appoggia il Berlusconi IV e chi no. CORSI E RICORSI - La maggioranza del 2008 era ampissima alla Camera. Pdl e Lega Nord, in due, avevano più di 330 voti, ben oltre la quota di 316 necessaria per avere la maggioranza. Poi, il Presidentissimo Gianfranco Fini ha deciso di andarsene, portandosi con sé 36 deputati. La situazione è così cambiata: Pdl+Lega si fermano a quota 294, Fli+Udc raggiungono quota 71, Pd+Idv sono a 230. Gli altri 35 costituivano il gruppone dei "partitini", ossia - tra gli altri - Noi Sud, Api, Movimento per l'Autonomia, Südtiroler Volkspartei, Repubblicani. MOVIMENTO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE -  Questo il nome scelto dal tris composto dall'ex deputato Api, Massimo Calearo, l'ex democratico Bruno Cesario e l'ex dipietrista Domenico Scilipoti. I tre, pur avendo posizioni divergenti sul voto del 14 dicembre, si augurano di non dover arrivare a esprimersi sulla fiducia, per il quale, riferiscono, sono orientati verso l'astensione. Calearo, in poche parole, ha spiegato il piano programmatico del neonato movimento in relazione al voto di fiducia. "A oggi io mi asterrò. Scilipoti potrebbe votare la sfiducia e Cesario il contrario. Ma per il 14", assicura, "cercheremo di avere una posizione unica". Secondo i ruomrs, sarebbe quella di un ok all'esecutivo Berlusconi. I tre del Movimento di responsabilità nazionale si sono presentati in sala stampa con una cravatta blu con il simbolo del tricolore al centro: "Per noi il Paese è la cosa più importante e non lo sono certo le guerre di bottega", hanno spiegato. RAZZI SALUTA DI PIETRO - C'è un quarto deputato molto più vicino a Silvio Berlusconi. Si tratta di Antonio Razzi, che lascia la pattuglia dipietrista per approdare a Noi Sud, un gruppo parlamentare che fa parte della maggioranza. Non sono bastate le minacce degli ultimi giorni di Massimo Donadi, capogruppo Idv, a far cambiare ide a Razzi. "La separazione è indispensabile", ha spiegato il deputato, "dopo 16 anni nell'Idv è venuto meno il rapporto di fiducia, c'era un mio stato di sofferenz atavica nel partito. Voglio tornare in autonomia a essere utile alla gente che rappresento". Razzi ha infine negato il pettegolezzo sul mutuo, che secondo alcuni notisti politici sarebbe all'origine dei contatti per favorire il suo abbraccio alla maggioranza.  RADICALI - "Da giorni, da ogni parte, si esige di sapere se il 14 dicembre daremo fiducia o sfiducia. Vogliamo deciderlo con il massimo di dibattito, di riflessione, di partecipazione pubblica, fino all’ultimo momento utile, senza dare assolutamente nulla per scontato. Le scontatezze appartengono a tutta la 'politica' italiana, e non solo. Mai, ripeto mai, a noi Radicali. Sennò non saremmo ancora qui. Ok?". Con questo messaggio su Facebook Marco Pannella fa sapere che i Radicali non hanno ancora sciolto le loro riserve circa il voto del 14. Lo storico leader del partito prosegue: "Confermo di essere assolutamente lieto del fatto che Silvio Berlusconi, Gianni Letta, Angelino Alfano abbiano accettato di ascoltarmi, e di dialogare con me. Oso direi: con noi. Li ringrazio, con il solo, profondo rammarico, del forte ritardo con cui hanno accolto la mia pubblica, reiterata richiesta di incontrarci. Penso e spero che questo sia stato utile e serio per ciascuno di noi. Siamo stati reciprocamente leali e onesti". I CALCOLI - A conti fatti, dunque, al momento i sì alla sfiducia sarebbero 315, mentre i no sarebbero 312. Due sarebbero gli astenuti (che dovrebbero essere i due deputati Südtiroler Volkspartei). Con ancora cinque giorni a disposizione fino al 14, e le trattative sempre più "bollenti", potrebbe succedere davvero di tutto.