Il diktat di Italo al Cav: "Dimissioni e reincarico"
L'onorevole Italo Bocchino detta le condizioni a Silvio Berlusconi in vista del voto di fiducia del 14 dicembre: "Per noi servono le sue dimissioni, ma siamo anche disposti a un reincarico 72 ore dopo a condizione che il premier accetti una nuova agenda economico-sociale". Sul tavolo anche una nuova legge elettorale "che preveda l’introduzione di una soglia minima per far scattare il premio di maggioranza e l’elezione nei collegi di metà dei deputati". In giornata, il vice di Fini in Futuro e Libertà ha liquidato con una battuta le voci secondo le quali, martedì, avrebbe incontrato Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli. "E' più facile che la Clinton sia andata a cena con Assange...". Il capogruppo futurista alla Camera ha smentito categoricamente il faccia a faccia, per poi sottolineare: "Non c'è nessuna preclusion", e il riferimento è al Berlusconi bis: "A noi interessa che la maggiorana venga allargata all'Udc". SILVIO REAGISCE - E Berlusconi? Il premier domani sera presiederà a palazzo Grazioli una riunione con i vertici del Pdl per fare il punto della situazione in vista del 14 dicembre. Il giorno dell'Immacolata è servito a tessere la sua trama per correre meno rischi possibili in Parlamento e "sistemare" i numeri della Camera. Nella sua base operativa in via del Plebiscito, il Cavaliere ha incontrato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti. Continua anche l'opera diplomatica con Fli. In campo come mediatori ci sono Gianni Letta e il ministro della Giustizia Angelino Alfano, che sta cercando di fare da sponda tra i deputati Pdl e i falchi finiani. GLI INDECISI - A mescolare le carte ci pensano anche Massimo Calearo (ex Api), Bruno Cesario (gruppo misto) e Domenico Scilipoti (Idv): i tre deputati hanno di fatto annunciato che d'ora in poi "giocheranno insieme" da "battitori liberi". Tutto più chiaro? Nient'affatto, visto che ancora non è chiaro se voteranno la fiducia o sceglieranno l'astensione. Astensione sicura, invece, per i due deputati del Svp (Südtiroler Volkspartei): "Non cederemo alle offerte che, eventualmente, ci venissero fatte". NAPOLITANO E LA SFERA DI CRISTALLO - "Il seguito nessuno è in grado di prevederlo". Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ai giornalisti che, al termine della sua visita alla meneghina Pinacoteca di Brera, gli chiedevano se l'approvazione di martedì della legge di stabilità finanziaria potesse far sperare in un nuovo percorso condiviso nell'attuale crisi di governo. "Nessuno è in grado di prevederlo", ha chiosato il Capo dello Stato, "può farlo solo chi ha una speciale sgera di crisallo. Non credo ci sia un nesso tra la conclusione dell'iter della legge di stabilità e la crisi politica. Ora", questa la conclusione di Napolitano, "si apre un altro capitolo. Vedremo insieme come andrà a finire". FINI A BALLARO' - Le parole di Bocchino si incastrano con quelle pronunciate in televisione dal leader futurista. Silvio Berlusconi "si dimetta prima del 14 dicembre perché non gode più di una maggioranza né numerica né politica, almeno alla Camera". Il presidente della Camera Gianfranco Fini, in un'intervista a "Ballarò" su Raitre martedì sera, ha delineato il futuro prossimo del governo. Parlando di stabilità di governo, Fini è sprezzante: "Anche un paracarro è stabile, ma non serve a niente. L'Italia"ha bisogno di un governo che governi, non che galleggi". La crisi, secondo Fini, è "frutto della scelta scellerata di espellere il cofondatore del partito". Berlusconi, continua il numero uno dei futuristi in collegamento video con Giovanni Floris, "pensò di poter prescindere dal fatto che nella maggioranza si era costituita una nuova forza politica come Futuro e libertà". Fini non vuole sentir parlare di ribaltoni, perché "Il vero ribaltone lo ha fatto chi si è considerato il padrone del partito". Accuse anche alla gestione del ruolo da parte del premier Berlusconi: "scarso rispetto delle istituzioni e poca attenzione alla legalità, e mi riferisco al mancato allontanamento dal partito di Cosentino, sospettato di rapporti con la camorra". GLI SCENARI - Il voto del 14 dicembre si conferma così incertissimo. In caso di fiducia, e quindi di sconfitta personale, Fini ha già annunciato che rimarrà "certamente" presidente della Camera. "Sono convnto che non si andrà a votare, perché le elezioni non servono a nessuno". In caso di ricorso alle urne, però, Fli si inserirebbe "in un contesto moderato, un terzo polo. E' impossibile pensare ad un'alleanza con il Pd. Le accuse di tradimento nei miei confronti sono tipiche quando non si hanno argomenti". LA REAZIONE DI NANIA - In mattinata arriva la reazione di Domenico Nania (Pdl), vicepresidente del Senato: ""Fli ha lanciato l'aggressione al PdL, ha messo in crisi il governo, ha presentato una propria mozione di sfiducia che sommata a quella dell'opposizione arriva a quota 317 voti e pretende che il Premier si dimetta prima del voto: è questa la teoria dei presunti sostenitori della democrazia parlamentare?". Ancora più duro il giudizio sulle prospettive future di Fini: "C'è chi facendo il killer del Governo pretende di fare il bene del Paese, ma chi crea il problema non può esserne la soluzione. Se Fini e Fli avessero veramente a cuore l'interesse del Paese non perseverebbero nelle manovre di Palazzo ma chiederebbero a gran voce il voto come unica e naturale via d'uscita. Perché Fini esclude l'ipotesi di andare al voto?".