Casini, Fini e Rutelli, prima prova insieme

Albina Perri

«Prove di terzo polo? No, sono prove di primo polo. Non vorrete già classificarci al terzo posto...». Pier Ferdinando Casini scherza. Ma la presenza del leader Udc allo stesso convegno (quello dei Liberal Democratici) al quale partecipano Francesco Rutelli, leader Api, e soprattutto Gianfranco Fini è un segnale politico importante. Lo dice anche Rutelli. Casini sembra agguerrito: "Serve responsabilità. Berlusconi faccia un passo avanti", dice. «Qui si parla di unità nazionale, l'Italia divisa non va da nessuna parte», dice Rutelli. Ai cronisti che gli chiedono se questa area presenterà una propria mozione di sfiducia al governo risponde: «Ne parleremo nelle prossime ore». Ma lo stesso Casini lascia intendere che la strada è quella. «Anche se - afferma - si tratta dell'ultimo dei problemi. Il vero problema è ritrovare il senso di responsabilità comune per affrontare una questione gravissima, perché la maggioranza non c'è più e c'è la necessità di trovare una soluzione che non faccia soltanto galleggiare l'Italia». Il leader Udc spiega che l'epoca del governo di Berlusconi è finita, occorre aprire «una fase nuova» una fase caratterizzata da un «patto per la nazione». «La politica dei muscoli - afferma - deve cedere il campo alla politica del ragionamento. È finita un'epoca, è finito un Governo e mi auguro che i protagonisti ne prendano atto, con serenità». Fini, dal canto suo, afferma che bisogna uscire dalla «logica dello scontro». «Non possiamo permetterci, in questo frangente, una politica che veda nell'altro solo il nemico - dichiara il presidente della Camera. - Mi chiedo per quale motivo solo in Italia la semplice ricerca di un compromesso, di ciò che può unire, viene bollato come caratteristica della peggior politica o come tradimento di un messianico mandato ricevuto dagli elettori». Berlusconi, per adesso, tace. Dopo il viaggio a Seul per il G20, il premier non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali (anche se in Corea del Sud ha ammesso di avere «qualche problema»). Ma è chiaro che si tratta di giorni decisivi per le sorti della maggioranza. Il via libera alla Legge di Stabilità (la vecchia Finanziaria) in Commissione Bilancio rappresenta una tregua, certo. Ma i nodi potrebbero venire al pettine all'inizio della prossima settimana: da una parte il gruppo Pdl al Senato sta predisponendo il testo di una mozione parlamentare a sostegno dell'azione del governo; sull'altro fronte il Pd ha presentato, alla Camera, insieme all'Idv la mozione di sfiducia contro l'esecutivo. Il leader democratico, Pier Luigi Bersani, afferma che il suo partito è disposto ad aspettare l’approvazione della Finanziaria prima di discutere la mozione di sfiducia al Governo, ma solo se il centrodestra non cercherà di fare "melina". A questo punto, però, potrebbe arrivare anche la mozione comune tra Udc, Api e Fli. Una situazione piuttosto difficile, per l'esecutivo. Tanto che il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha fatto sapere che «lunedì ci sarà un incontro con Berlusconi, e vedremo cosa succederà».