C'è qualcosa di più scandaloso dei festini in villa

tiziano vanni

Ora: un conto è prendersela con Berlusconi perché i suoi affari di letto si rivelano imbarazzanti e fanno perdere un sacco di tempo, un altro conto è giustificare tutto lo schifo che gli stanno tirando addosso. È inutile premettere che  «nel privato Berlusconi (...) (...) può fare quello che vuole» se poi un secondo dopo lo si trasforma in pubblico e si accreditano le puttanate più solenni come se fossero tutte cose serie, importanti, soprattutto credibili.  Un conto è approfittare del momento particolare per additare una certa superficialità del Cavaliere e di tutta quella varia umanità di cui ha scelto di circondarsi, un altro conto è fingere di non accorgersi che il fulcro politico del Paese sono diventate un paio di mignotte palesemente mitomani che hanno pure l’aria di divertirsi un sacco, visto che la stampa italiana accoglie ogni loro sospiro come se fossero oracoli. A proposito di mignotte: ieri Novella 2000 annunciava la terza. Rendiamoci conto che le parole più misurate, a oggi, le ha pronunciate quella stessa procura di Milano che ha in simpatia Berlusconi come un pestone nell’occhio: al punto da aver indispettito non poco, ieri, i secondini del Fatto quotidiano e la sempre delirante Sonia Alfano, europarlamentare dell'Italia dei Valori: «I giudizi di Bruti Liberati non erano richiesti, avrebbe fatto bene a tacere, le sue dichiarazioni diventano una forma di pressione nei confronti della Magistratura». Cioè Bruti Liberati si pressa da solo. E già, perché il procuratore capo, mentre i giornali italiani emulavano sempre di più la stampa scandalistica inglese, si costringeva a precisare cose ovvie («perseguiamo i reati, le vite private non ci interessano») ma soprattutto che no, la questura meneghina non era diventato il centralino di Villa Certosa, e che no, il presidente del Consiglio non è iscritto nel registro degli indagati, e ancora che no, non abbiamo filmati o fotografie, non indaghiamo su cose palermitane, non abbiamo neppure aperto un fascicolo su finanziamenti sospetti all’Ospedale San Raffaele, no, figurarsi se abbiamo vietato la conferenza stampa della teste Nadia Macrì: «I veti preventivi alle conferenze stampa sono a noi sconosciuti», ha detto, «per noi esistono solo gli interrogatori e, in caso, la secretazione dei verbali». Intanto Repubblica di ieri se ne usciva con un'intera pagina di interrogatorio proprio di Nadia Macrì, la escort che in un paio di giorni ha offuscato le gesta orizzontali dell’arcinota cubista marocchina Karima El Mahroug, in arte - quale arte? - Ruby rubacuori. Ruby è quella che una ne dice e cinque ne inventa, che ha sparato una balla diversa per ogni giornalista che ha incontrato, che la indagano e fa le feste: non c'è una sola persona intervistata che non l’abbia definita inaffidabile, svampita, mitomane, ladra - e perciò denunciata - oltreché protagonista di spettacolini ed esibizionismi che palesavano, se non altro, un desiderio di apparire finalmente appagato. È quella che ha parlato di una cena ad Arcore con George Clooney ed Elisabetta Canalis e Daniela Santanchè, quella che Berlusconi le avrebbe dato 300mila euro - perché non un milione? - oltre a un'Audi che al Cavaliere avanzava. È quella che «era la sola vestita» di fronte a «nomi celebrati e popolari, in televisione o in Parlamento» comprese «due ministre» biotte anche loro. Nadia Macrì invece è l’altra sciroccata che mischia cose probabili o possibili a palesi invenzioni come quella sulla droga, laddove Berlusconi viene dipinto come un probabilissimo narcotrafficante Milano-Olbia: «L’erba da fumare in Sardegna veniva trasportata con il jet privato del presidente». È la stessa escort che asserisce che a casa Berlusconi c'erano «persone famose, cantanti, imprenditori, avvocati, notai» - sembra una canzone di Bennato-  e di aver avuto cinquemila euro da Berlusconi per una singola prestazionne e però solo trecento da Brunetta, come se andassero a fascia di reddito. Chi ha lavorato con Nadia Macrì - vedi articolo di Stefano Zurlo sul Giornale di ieri - la definisce «una persona capace di mettere in fila tante frottole», «una modesta contaballe con la capacità di raccontare una cosa per un’altra», una che lei e il fidanzato «tutto il quartiere sapeva che erano due personaggi violenti», per non parlare di quando fu arrestata nel 2005 per maltrattamenti del figlio piccolo (assolta) dopodiché il bambino fu affidato a una altra famiglia: seguirono altri eccessi, alcool e dintorni, locali e alberghi dove praticare il mestiere. Berlusconi non è neanche indagato, ma la stampa italiana - tutta, riunita pure lei in festino - accredita personaggi come questi pur di distruggerlo. Costringendo a difenderlo anche quando non lo merita.