Sesso, ricatti e fango
Lele Mora può diventare tuo padre. Può accudirti, aprire un’ala e proteggerti, farti sentire amata, valorizzata, famosa. “Papà Lele” è l’angelo custode di Ruby Rubacuori, la ragazza marocchina minorenne che con i suoi racconti ha schiacciato di nuovo start sul ventilatore delle congetture e di qualcosa d’altro. Direzionandole su Silvio Berlusconi. Lo chiamava affettuosamente così la giovane nella bufera dei sospetti e delle accuse. Papà Mora è indagato per favoreggiamento della prostituzione, con lui Emilio Fede, il direttore del Tg4. Entrambi sono coinvolti in una indagine che da tempo fa dei locali più famosi di Milano, ristoranti e discoteche, i teatri degli adescamenti, di una vita di aragoste consumata da sognatori e arricchiti o aspiranti tali. Mora tace e guarda come si sviluppa la vicenda. Fede prima nega con forza di aver mai visto Ruby: «Lo assicuro, mai vista, mai sentita, mai conosciuta». Poi forse la notizia dell’iscrizione gli fa tornare la memoria e dice sì, forse l’ho vista da Berlusconi. Una corte provvisoria che sarebbe finita anche oltre il cancello di Arcore dove la solita generosità del premier può esser finita ostaggio. Il regalo diventa arma di ricatto, pressione, degenerazione. Ma ormai come è andata veramente diventa dettaglio, la grande macchina del sesso-politica-media è decollata. Ci saranno vittime come sempre. Né Noemi né Ruby sembrano esser finite sotto le lenzuola del premier. E se poi dovesse finire come con i nastri Fassino-Consorte con il Cavaliere che da ispiratore della “macchina del fango” finisce parte lesa di un’ipotizzata macchinazione? Così in questa storia storta appena al chiodo del voyerismo all’italiana si sa solo una cosa certa: la ragazza dice di non essere andata a letto con il premier. Il resto è buco della serratura, invenzione, ricatto, ipotesi, un frullato misto che sarà difficile separare. E per il quale è inutile salire sulla giostra dei sentito dire aspettando che i fatti assumano contorni definiti. Gli atolli di verità sono pochi ma lanciano su questa vicenda inquietudine e incertezza. Il primo riguarda il fermo di polizia subito da Ruby che entra ed esce dalla questura di via Fatebenefratelli dopo che arriva una telefonata da palazzo Chigi a garanzia della ragazza. È una pratica insolita, sorprendente. Sulla quale la procura ora sta decidendo se ipotizzare l’abuso d’ufficio o segnalare la vicenda per eventuali procedimenti disciplinari. L’altro atollo che compare è una contraddizione insuperabile: Ruby sostiene di aver ricevuto soldi da Berlusconi alla quale si era spacciata per una giovane di 24 anni. C’è chi parla di 30, chi di 43 mila euro, chi di 150 mila. Ora, è nota la generosità del Cavaliere ma la somma è troppo rilevante per essere credibile. E, soprattutto, collegabile a qualsiasi tipo di presunta prestazione. Così all’interno del mondo vicino a Berlusconi si fa strada l’idea che siamo di fronte tutti a qualcosa costruito dove il vero scivola inghiottito dal falso. La ragazza sarà andata ad Arcore, avrà ricevuto monili come tutte le altre ma il resto, i riti stellari saranno poi così veritieri, assomigliando più alle prime pellicole di Woody Allen che a una realtà plausibile? Per questo, chiuse le porte ai giornalisti, i magistrati stanno dipanando la vicenda. Scandagliano le relazioni di Ruby. Vogliono capire se è finita strumento in un’abile mossa che voleva mettere Berlusconi nell’angolo e chiudere una pressione, un ricatto. E l’almanacco delle relazioni della giovane è ricco di personaggi poco raccomandabili con precedenti giudiziari che porterebbero chiunque a scegliere la prudenza per comprendere. Aldilà proprio della storia personale con gli ultimi anni trascorsi tra feste trasgressive, lavori improvvisati e comunità per il recupero di ragazzi disagiati. La polizia ha già sentito alcuni di questi personaggi per verificare meglio la rete dei contatti di Ruby e i tabulati telefonici. La giovane non è però indagata e non è nemmeno detto che si sia resa disponibile o solo consapevole di quanto potrebbe essere accaduto.