Spatuzza riconosce lo 007 dell'attentato a Borsellino
"Gaspare Spatuzza non ha mai identificato il dott. Lorenzo Narracci come l'uomo, estraneo a Cosa Nostra, presente nel garage in cui fu predisposta l'autobomba utilizzata per la strage di via D'Amelio". Così il difensore di Narracci, Michele Laforgia, in una nota dopo le notizie pubblicate dalla stampa. Ha aggiunto che "Spatuzza ha infatti precisato di non essere in grado di riconoscere la persona avvistata 'per pochi attimi' nell'autorimessa, limitandosi a confermare che il dottor Narracci corrisponde alla persona già individuata in fotografia come 'somigliante' con quella persona". I fatti - Nuove rivelazioni, ancora tutte da verificare, sulle stragi di mafia del '92. Il funzionario dell’Aisi Lorenzo Narracci, indagato dai pm di Caltanissetta nell’ambito dell’inchiesta sugli attentati a Falcone e Borsellino, sarebbe stato indicato dal pentito Gaspare Spatuzza come "il soggetto estraneo a Cosa nostra visto nel garage mentre veniva imbottita di tritolo la Fiat 126 usata nell’attentato al giudice Paolo Borsellino". Narracci, all’epoca dei fatti, era in servizio presso il centro Sisde di Palermo alle dipendenze di Bruno Contrada. A Spatuzza sono state mostrate più persone dietro a un vetro e il pentito non avrebbe avuto esitazioni nell'indicare Narracci, in precedenza già riconosciuto in foto. Anche Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito, ha riconosciuto nel funzionario dell'Aisi "l'uomo che in un'occasione incontrò il padre nella sua abitazione". Tra Ciancimino e l'agente c'è stato un confronto: lo 007 ha però negato di avere mai visto i Ciancimino. Proseguono intanto le indagini sulle presunte trattative tra Stato e mafia. Ed è notizia d'oggi che Massimo Ciancimino e il generale Mario Mori, ex comandante dei Ros dei Carabinieri, sono indagati per concorso esterno in associazione mafiosa. Ciancimino avrebbe fatto da tramite tra suo padre e alcuni boss come Bernardo Provenzano: la notizia è di gennaio ma a Ciancimino Jr è stato notificato dalla procura di Palermo solo lunedì scorso, durante l’ultimo interrogatorio. Per il reato di "attentato a un corpo politico o istituzionale dello Stato" sono stati invece iscritti nel registro degli indagati i boss corleonesi Bernardo Provenzano e Totò Riina, l’ex medico di quest’ultimo Antonino Cinà e il colonnello dei carabinieri Giuseppe De Donno, ex braccio destro del generale Mori. Con lo stesso capo d'imputazione sarebbe stato indagato anche il funzionario dei servizi segreti Rosario Piraino, che Ciancimino junior accusa di averlo minacciato e di essere stato a lungo il collaboratore del misteriso signor "Franco", l'agente segreto che avrebbe fato da mediatore tra le istituzioni e i boss. In pochi giorni potrebbe essere avanzata la richiesta di un cambiamento dell’imputazione a carico di Mori nel processo in cui attualmente risponde - insieme al maggiore Mauro Obinu - di favoreggiamento aggravato in relazione alla mancata cattura di Bernardo Provenzano. L'ex capo dei Ros avrebbe anche favorito la mafia, secondo i magistrati della Dda, nella "trattativa" con lo Stato prima e dopo le stragi nelle quali furono uccisi Falcone e Borsellino. Ciancimino - L’iscrizione di Massimo Ciancimino nel registro degli indagati dipende dalle confessioni che il figlio del boss Don Vito sta facendo da tempo agli inquirenti e dagli stessi documenti e 'pizzini' che Ciancimino ha portato in Procura dal 2008 a oggi. Lo stesso 'papello' con l'elenco delle richieste di Totò Riina alle istituzioni dopo la morte di Falcone e Borsellino gli era stato consegnato da Nino Cinà, medico del boss, e poi lui lo portò al padre. I pm palermitani ritengono però che le sue confessioni siano credibili, almeno per la parte riguardante le trattative tra mafia e Stato. Non ancora chiara l'identità del "signor Franco". Prima Cinacimino ha detto di averlo visto varie volte ma di non conoscerne il nome. Poi ha smentito ma non ha voluto dare i dati personali dell'uomo. Ha detto di avere una fotografia ma, in seguito, ha fatto marcia indietro. Massimo Ciancimino ha infine indicato un nome straniero che non ha però portato a nulla. Un vero enigma che rischia di mettere in difficoltà il figlio dell'ex sindaco. Oggi Ciancimino sarà sentito dai pm di Caltanissetta che indagano sulle stragi del '92 e sul fallito attentato a Giovanni Falcone all’Addaura nell’89. La reazione di Massimo Ciancimino - "Sapevo di andare incontro a questo. E anche per questo ho esitato nella consegna di documenti che avrebbero potuto compromettere la mia posizione giudiziaria - ha detto Massimo Ciancimino a Radio 24 - Me lo aspettavo, perchè gli elementi a supporto sono le mie stesse dichiarazioni e il materiale da me fornito. Quest’atto suggella la credibilità di quanto ho detto". Il figlio dell'ex sindaco di Palermo ha poi affermato di pensare a "quanti nel tempo hanno detto che io avevo avuto questo atteggiamento, per ottenere favori e sconti. Il percorso di chi si vuole levare di dosso l’infamia di un cognome non è facile". Ciancimino prosegue assicurando di "aver consegnato ai pm tutta la documentazione, a meno che altra non sia ritrovata in luoghi non a mia disposizone, ma dove io ho dato indicazioni per trovarla". Secondo lui la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati è "l'esempio di come ancora oggi in Italia un atteggiamento omertoso sia più confortante; il percorso del collaboratore è tutto in salita: rischia sia giudiziariamente sia con la vita. Agli occhi delle persone che potrebbero dare notizie e fornire materiale di prima mano su quello che è successo in quegli anni - conclude - il mio percorso, con i tentativi di delegittimazione, non è un buon esempio, non invita" (l'ultima, fa sapere, risale a una settimana fa, quando ha ricevuto minacce in una busta proveniente da Corleone). La reazione di Mario Mori - "Sono sereno": è questo il primo commento di Mario Mori sulla sua iscrizione nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa. Attraverso i suoi legali fa sapere che "ove fosse confermata la nuova imputazione, gli argomenti a sua difesa lo rendono tranquillo". Mori inoltre "continuerà a difendersi nel processo, consapevole di avere solo e soltanto combattuto la criminalità organizzata, ottenendo sempre lusinghieri risultati e mai venendo a patti con l’organizzazione mafiosa". Gasparri difende il generale - "Il generale Mori è stato ed è un eroe della lotta alla mafia. La sua iscrizione nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa non può che indignarci. E lascia profondamente sconfortati la semplicità con la quale alcuni magistrati mettono in discussione l’operato di autentici servitori dello Stato. E’ la prova che nella procura di Palermo i messaggi di Borsellino e Falcone, legati al generale Mori da uno stretto rapporto fiduciario, sono completamente ignorati e dimenticati". Lo ha dichiarato il Presidente del Popolo della Libertà al Senato, Maurizio Gasparri. Boss in manette - Nella notte, i carabinieri hanno arrestato Domenico Giordano, 54 anni, uno dei quattro nuovi boss della mafia palermitana. A incastrarlo, il fratello Salvatore, preso mesi fa con l'accusa di associazione mafiosa e, da febbrario, collaboratore di giustizia e gran parte dei commercianti vittime del pizzo. Secondo gli inquirenti, Giordano guidava la cosca di Partanna-Mondello. Era titolare di una pescheria nel quartiere Zen di Palermo e, da lì, avrebbe gestito il racket delle estorsioni nella zona. In mattinata sono stati fermati gli altri presunti capi della mafia palermitana. Farebbero parte dei clan Resuttana, Tommaso Natale e Partanna Mondello. L'indagine ha permesso di individuare i nuovi vertici e l'assetto dei gruppi mafiosi della città siciliana.