Saviano: "Non ci sono le condizioni per 'Vieni via con me'"
Dopo una giornata in cui le notizie non sono riuscite a fare chiarezza su Vieni via con me, il nuovo programma condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano su Rai3, è intervenuto proprio l'autore di Gomorra per dipanare la nebbia attorno al caso. E ha scelto il Tg di La7, condotto da Enrico Mentana, per raccontare come stanno le cose, al momento. "La Rai avrebbe guadagnato molto dal programma tramite la pubblicità - dice lo scrittore - ma mi sono convinto che non vogliono le storie che ho scritto in prima serata". Secondo Saviano, dunque, i problemi sono nati nel momento in cui la dirigenza Rai ha iniziato ad opporsi alla trasmissione nel momento in cui ha scoperto le tematiche delle puntate: "la macchina del fango, i rapporti tra mafia e politica, la verità sulla spazzatura a Napoli e alcune storie sul terremoto all'Aquila". Una volta resi noti i temi ("forse ho sbagliato a dirli, ma sono un neofita della tv", ha detto Saviano, in collegamento con il tg di Mentana), la Rai "ha chiesto di ridurre il numero delle puntate, da 4 a 2. Poi ci hanno chiesto di andare contro le partite della Champions' League, poi contro il 'Grande Fratello' (per avere più concorrenza e quindi indici di ascolto più bassi, ndr). Infine hanno bloccato i contratti". Questo - conclude Saviano, riferendosi proprio al blocco dei contratti - "è il nuovo strumento che la Vigilanza Rai sta usando per frenare persone che vogliono raccontare queste storie a un grande pubblico". Vieni via con me, secondo Roberto Saviano, voleva "inaugurare un nuovo modo di fare tv, voleva raccontare le storie a un pubblico trasversale", ma la Rai avrebbe creato "condizioni terribili". "Non è che io devo andare a tutti i costi in tv - prosegue Saviano - ma che mi sia detto chiaramente: 'guarda così non va' o mi sia detto che 'anche se tutte le più importanti imprese hanno comprato tutti gli spazi pubblicitari, non fa niente, la tua trasmissione rischia troppo'. Allora io ci sto e me ne vado", ha affermato. Alcuni ospiti internazionali, ha proseguito il giornalista e scrittore, avevano accettato di partecipare al programma ma poi, con il ritardo nella firma dei contratti, hanno detto di no. "Mi aspetto una risposta forte della Rai, che significa: 'dimostrate che ci tenete a questa trasmissione perchè siete i miei editori, non che mi tollerate'", ha concluso Saviano. Una giornata convulsa - Nel corso della giornata l'ottimismo si è alternato al pessimismo sulla sorte della trasmissione, la cui partenza è fissata - a meno di sorprese - per l'8 novembre. In mattinata le polemiche sembravano concentrarsi sul cachet di Roberto Benigni il quale, per partecipare alla prima puntata, avrebbe chiesto 250 mila euro. Il direttore generale della Rai Mauro Masi, infatti, aveva scritto una nota in cui, dopo aver smentito ogni ipotesi di censura preventiva, diceva: "Soltanto un doveroso approfondimento portato avanti dagli uffici competenti, come giusto che sia, in merito a richieste economiche per la Rai molto significative (in un caso 250 mila euro per una sola puntata). Al riguardo c'è più che il sospetto che alcune notizie vengano fatte filtrare accampando inesistenti motivazioni politiche per 'forzare' la trattativa economica. Si è comunque fiduciosi nel recupero di ragionevolezza e quindi nel buon esito della trattativa stessa". L'agente di Benigni, Lucio Presta, aveva affermato che il Premio Oscar sarebbe stato disposto a partecipare a Vieni via con me anche gratis. "In tal caso saremmo lietissimi", era stata la risposta appresa tramite indiscrezioni da Viale Mazzini. Nessuna risposta si era avuta, invece, sui contratti degli altri ospiti previsti per la trasmissione nell'arco delle quattro puntate (Claudio Abbado, Bono Vox, Antonio Albanese e Paolo Rossi). Nel tardo pomeriggio era giunta, però, una dichiarazione che aveva rimesso in dubbio tutta la situazione. Erano le parole, importanti, del direttore di Raitre, Paolo Ruffini: "Non sono sicuro se dopo quello che è successo Fazio e Saviano abbiano ancora intenzione di fare il programma - diceva il numero uno della rete - nè se in questo clima ci siano le condizioni per farlo come si deve proteggendo sia i protagonisti che gli artisti ospiti". Benigni anche gratis - Il manager del premio Oscar, Lucio Presta, aveva dichiarato che Benigni andrebbe alla trasmissione anche gratis, se il problema è davvero quello economico (come aveva scritto Masi nella nota). Presta aveva spiegato che il cachet chiesto inizialmente era già "molto al di sotto di quello abituale" per l'attore e ieri l'azienda ha chiesto un'ulteriore decurtazione, avanzando "un'offerta pari a un decimo di quella pattuita, prendere o lasciare: una decurtazione, mi è stato spiegato, chiesta dalla direzione generale. E naturalmente ho lasciato. È chiaro però che i problemi di natura economica mi sono sembrati una scusa". A questo punto, comunque, Benigni è disposto a intervenire gratis: "Lo ha detto lui stesso a Saviano", concludeva Presta. Da Viale Mazzini, quindi, è arrivata la controreplica: "Benigni gratis? Ne saremmo lieti". E il caso sembra vicino a una soluzione. Le accuse di Fazio - Già lunedì sera Fabio Fazio aveva sollevato il polverone: "I programmi o si fanno bene o non si fanno, le vie di mezzo non esistono. Ci siamo messi a lavorare e abbiamo raccontato per filo e per segno all'azienda la trasmissione, nella quale Saviano avrebbe voluto parlare di mafia e politica, di emergenza rifiuti, di carceri, di ricostruzione all'Aquila, di delegittimazione e macchina del fango. Capisco che sono argomenti che fanno paura". Anche Fazio lamenta la mancata approvazione dei contratti. Eppure Benigni aveva accettato "tutte le condizioni poste dalla Rai. Ma a tre settimane - ribadisce Fazio - praticamente non ha il contratto nessuno. E per di più oggi abbiamo saputo da Raitre che son stati rimandati indietro contratti sui quali erano già stati presi accordi. Ora basta. Senza ospiti il programma non si può fare, c'è un limite oltre il quale non si può andare". Le reazioni dei politici - L'ennesima polemica diventa presto un caso politico. L'opposizione fa presto a puntare il dito contro Masi, già bersagliato per la sospensione di Annozero. "Una censura da Oscar", tuona il portavoce dell'Idv, Leoluca Orlando. "Masi stavolta si è superato. E' arrivato a boicottare anche il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano che avrebbe dovuto ospitare, fra gli altri, anche il premio Oscar, Roberto Benigni. Chi ha paura di un simbolo della lotta a tute le mafie come Roberto Saviano?". Orlando invoca l'intervento di Garimberti e Zavoli perché "con Masi l'azienda ha letteralmente toccato il fondo". L'eurodeputato Luigi de Magistris commenta sul suo profilo Facebook: "C'era una volta il servizio pubblico di informazione, oggi esiste quello della pubblica epurazione". Per il senatore Pd Vincenzo Vita, componente della commissione di Vigilanza Rai,"delle due l’una: o è censura o è incapacità. In entrambi i casi aumenta a dismisura il dubbio sull'opportunità che lo stesso Masi continui a svolgere la funzione di Direttore generale della Rai". Interviene anche il segretario del Pd Bersani: "Ogni giorno c'è un caso in Rai, evidentemente abbiamo un caso Rai". Mentre per Antonio Di Pietro "bisogna tenere fuori i partiti dalla Rai: i dirigenti del servizio pubblico infatti non possono essere nominati dalla politica, perchè il controllato non può scegliere il suo controllore".