La legge elettorale in commissione Senato
L'hanno invocata un po' tutti in questi roventi mesi estivi della politica italiana: da Bersani a Fini, passando per Casini, Di Pietro e l'Api di Rutelli. E da domani alle ore 15 la tanto acclamata riforma della legge elettorale tornerà in commissione Affari Costituzionali al Senato. Un tema da sempre sensibile in Italia, tanto che al relatore Lucio Malan (Pdl) sono arrivate le proposte di tutti i gruppi parlamentari. Nonostante questa frammentazione, sono due le proposte che stanno prendendo quota: quella presentata da Gaetano Quagliariello (Pdl) e quella di Vannino Chiti (Pd). Quagliariello per la continuità - Quella del senatore del Pdl potrebbe essere definita come una sorta di Porcellum-bis: in pratica la legge Calderoli non verrebbe stravolta, bensì semplicemente modificata in ambito territoriale. Quagliarello propone un'unica soglia di sbarramento al 5% sia per le liste coalizzate che per quelle singole. Inoltre la proposta del Pdl punta ad abolire il premio di maggioranza regionale al Senato prevedendo che, qualora la coalizione di liste o la lista singola che ha conseguito il maggior numero di seggi nell’ambito di tutte le circoscrizioni regionali abbia conseguito meno di 170 seggi, ad essa siano attribuiti i seggi necessari per arrivare a quota 170, ma comunque in misura mai superiore a 45 seggi. Non sono previste invece modifiche per quanto concerne le preferenze: Quagliariello dice no al ritorno alle preferenze e per migliorare il rapporto tra candidati ed elettori ritiene che "la soluzione da preferire sia quella di suddividere il territorio regionale in circoscrizioni più ristrette in modo da avere liste composte da pochi candidati". Idea Chiti - La proposta del Pd, invece, ha un solo punto in comune con quella di Quagliariello, ossia l'introduzione di un’unica soglia di sbarramento, anche se fissata al 4%. La bozza Chiti, però, intende eliminare i meccanismi dell'assegnazione dei premi di maggioranza e dei premi regionali di coalizione alla Camera e al Senato, così da lasciare aperta la strada sia ad una legge elettorale improntata al modello tedesco, sia ad un sistema maggioritario a doppio turno, sia infine ad un ritorno alla "legge Mattarella". Come sostenuto più volte dal segretario del Pd Pierluigi Bersani, i democratici in questa bozza prevedono anche il ritorno alle preferenze.