Minacce di morte a Belpietro e alla famiglia

Michela Ravalico

Prima l'agguato in casa. Poi le insinuazioni, velenose, sulla non affidabilità del capo scorta. Il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, è da giorni al centro di tensioni (e pressioni) che stenderebbero un pachiderma. Ci mancava,  questo pomeriggio, una brutta lettera anonima con insulti, tra cui il più leggero è "porco maiale", e minacce di morte a lui e a tutta la famiglia. Pare proprio che l'accanimento contro Belpietro non voglia esaurirsi. La lettera inviata con posta prioritaria, con il timbro postale di Peschiera Borromeo, scritta al computer e senza firma nè rivendicazione, è stata aperta dal direttore questo pomeriggio attorno alle 17.45. Belpietro era a casa sua, in via Monte di Pietà, dove nella notte di giovedì scorso si è consumato il fallito agguato. Una busta confusa tra le tante della posta di casa, che il direttore di Libero ha aperto, ignaro, e dopo una rapida ma attenta scorsa ha prontamente consegnato agli uomini della Digos guidati da Bruno Megale. Gli stessi uomini che sono impegnati a dare un volto all'uomo che giovedì scorso ha tentato l'agguato contro Belpietro. Nella lettera non si fa riferimento all'agguato di giovedì, ma si leggono ripetuti insulti e quel che è più grave, dirette minacce di morte contro lui e tutta la sua famiglia. Qualche ora dopo aver ricevuto la lettera, il direttore ha dichiarato "non so se i due episodi siano collegati, ma nascono da un clima di odio nei confronti di chi non sta da una certa parte".  Ad ogni modo, il giornalista, nonostante la scorta sia stata raddoppiata e la tensione sia alle stelle, si dice "relativamente tranquillo. "Sto facendo esattamente quello che ho sempre fatto, solo con misure di sicurezza rafforzate" Le indagini- Proseguono, intanto, le indagini sul fallito agguato di giovedì scorso. Al vaglio degli inquirenti tutte le ipotesi. Gli uomini della Digos hanno effettuato ulteriori sopralluoghi ieri sera allo stabile di via Monte di Pietà, dove un uomo ha puntato una pistola contro il capo-scorta del direttore, appena riaccompagnato a casa, per ricostruire fino all'ultimo dettaglio la dinamica dei fatti. L'aggressore, secondo gli inquirenti, potrebbe essere scappato dal retro, con accesso su un secondo cortile. Ma gli investigatori non escludono ancora l'ipotesi di una fuga dall'ingresso principale, da accertare in base alla tempistica dell'intervento dei due uomini della scorta e alle immagini acquisite dalle telecamere. Si valuta anche la possibilità di un tentato furto e si indaga su eventuali colpi tentati in passato nello stesso palazzo. La denuncia di Maroni  - Il ministro degli Interni, Roberto Maroni, denuncia la presenza sul web di siti minacciosi e pericolosi come per esempio la pagina su Facebook "kill Belpietro".  "Sul web ci sono siti i cui toni sono inaccettabili, come kill Belpietro, ammazza Belpietro, un gruppo di Facebook con decine di iscritti che dialogano amabilmente di come ammazzare il direttore di Libero" ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, oggi a Cagliari, ribadendo il suo invito ad abbassare i toni. "Un conto è esprimere delle proprie opinioni - ha detto Maroni - un altro è invitare ad ammazzare qualcuno. Queste sono le cose che vanno evitate, abbiamo già segnalato questi siti, non possiamo chiuderli noi d'autorità ma abbiamo già detto al gestore che non è possibile tenere aperti certi siti".   Il direttore a Porta a Porta -  Maurizio Belpietro, in collegamento con Porta a Porta, ha spiegato che per lui "l'unica ipotesi investigativa in piedi è quella dell’agguato".  Parlando dell’episodio avvenuto la scorsa settimana nel suo palazzo in cui al rientro a casa l’agente di scorta del giornalista si è trovato a fronteggiare un uomo armato, il direttore di Libero ha detto di non credere all'ipotesi avanzata da alcuni secondo cui il suo agente di scorta si sarebbe inventato tutto: "Ho chiesto informazioni agli inquirenti - ha spiegato - e finora le indagini procedono sulla strada ipotizzata all’inizio, quella è l’unica versione, ci sono in corso accertamenti". Il caso D'Ambrosio - Belpietro ricorda quanto scritto in questi giorni sui giornali (in primis dal Fatto), ovvero che il suo capo scorta aveva già segnalato  un agguato analogo quando era a capo della scorta del giudice D'Ambrosio. A riguardo, Belpietro spiega "15 anni fa un episodio analogo è avvenuto allo stesso agente che allora scortava D’Ambrosio. Queste cose le ha rivelate lo stesso D’Ambrosio, ma perchè non l’ha detto all’epoca? All’epoca invece si complimentò. Anche questa è un’anomalia. L’unica ipotesi in piedi è quella dell’agguato", ha concluso Belpietro.