Pakistana uccisa, la Carfagna si costituirà parte civile
Tragedia familiare nel modenese. Un uomo, Hamad Kahn Butt, operaio pakistano di 53 anni, ha ucciso la moglie a sassate nel cortile di un edificio di Novi, dopo che la donna si era opposta alle nozze combinate per la figlia. Il rifiuto di Begm Shnez, 46 anni, e della stessa Nosheen Butt, 20 anni, ha fatto scattare la follia omicida: una punizione inflitta alla ragazza con una spranga da padre e fratello e alla madre con un sasso, usato forse solo dall'uomo. Nosheen è ricoverata in gravi condizioni, ma non in pericolo di vita. La donna invece è morta per difendere la figlia. Alla scena hanno assistito alcuni vicini, che hanno chiamato i soccorsi, inutili per la Begm Shnez. I due uomini sono stati arrestati il vecchio per l'omicidio della moglie, il 19enne per il tentativo di omicidio della sorella. Mentre gli assessori Carlo Lusenti e Teresa Marzocchi annunciano la visita all'ospedale di Baggiovara a Modena, dove si trova ricoverata la giovane di origine pakistana, il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani assicura da Roma: "Non lasceremo sola Nosheen Butt. Siamo consapevoli delle difficoltà che si incontrano quando si vive a cavallo tra diverse usanze e culture, ma non possiamo accettare che la violenza prenda il posto delle parole, mai. Alle seconde generazioni, ai tanti giovani che sono nati o cresciuti qui, voglio far sapere che i diritti e le libertà di cui parla la nostra Costituzione sono patrimonio universale, che appartiene a tutti noi. Da qui si può partire, insieme, per costruire una società più giusta. Per chi non riesce a rispettare il prossimo, per chi picchia una donna c'è la giustizia italiana. Anch'essa vale per tutti. A Nosheen Butt voglio dire fin da ora che non sarà lasciata sola". Il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna chiederà di essere ammessa parte civile nel processo contro Hamad Khan Butt. "Anche questo - annuncia il ministro - è un modo per essere vicina alle giovani immigrate, per far capire che il nostro Paese è con loro ogni volta che vedono lesa la libertà e il diritto di essere cittadine libere. Chi compie violenze e abusi contro le donne, chi addirittura pensa di disporre della loro vita, non può e non deve trovare accoglienza nel nostro Paese, perché l'Italia rifiuta e respinge con decisione qualunque forma di prevaricazione degli uomini sulle donne. E, non a caso, punisce severamente chi, italiano o no, si macchia di questo genere di reati. Non ci sono alibi né scusanti di alcuna matrice, né etnica, né religiosa dinanzi questi deliri patriarcali". Poi un appello alla magistratura "perché giudichi senza sconti gli autori di questa tragedia. E alle giovani straniere, che nel nostro Paese stanno costruendo il loro futuro, voglio ribadire - conclude - che devono denunciare ogni sopruso, liberarsi appena possono, e farlo prima che si verifichino tragedie come questa, o quella di Hiina o quella di Sanaa".