Non ci faremo intimidire

carlotta mariani

Quanto accaduto stanotte a poche rampe di scale dalla casa del nostro direttore, nel palazzo dove vive con la sua famiglia, potrebbe riportarci tutti  alle peggiori intimidazioni patite dai giornalisti durante gli anni di piombo. Ancora non sappiamo l’esatta dinamica di quanto accaduto. Ancora non sappiamo se quell’uomo armato aspettava il direttore per ucciderlo.  Di certo ha avuto uno scontro a fuoco con la scorta, gli angeli custodi che da anni seguono Belpietro a ogni passo. Dalla contestazione in piazza Duomo a Silvio Berlusconi, quando un pazzo sfregiò il volto del premier, ad oggi è passato troppo poco tempo per non mettere insieme tutti gli episodi, come il fumogeno sparato a Torino contro il sindacalista Raffaele Bonanni, l’assedio a Marcello Dell’Utri a Como e ancora mille violenze che si legano a queste contestazioni nel linguaggio violento di certi giornali, di certi politici. L’odio determina solo odio e porta alla violenza Era già accaduto qualcosa anni fa quando delle auto sospette seguirono Maurizio che stava andando al mare, è ricapitato anche a Milano quando il direttore venne protetto e portato via da un ristorante visto che fuori c’erano individui su un furgone rubato che facevano presagire il peggio. Il peggio è arrivato oggi e quel travestimento, quella divisa da finanziere indossata dall’assalitore ci riporta indietro negli anni quando le Brigate Rosse si facevano aprire le porte e gambizzavano gli inermi, i nemici del popolo con il trucco di una divisa di un “servo dello Stato”.  Allora come oggi c’è stata una progressione geometrica dell’intolleranza, l’insulto è scivolato nella contestazione aperta, si impediva agli “avversari politici” di parlare, di esprimersi, prima con le parole, poi con le urla, ancora con gli Hazet 36, le chiavi inglesi che aprivano le teste, e infine con le pallottole. Dalla contestazione in piazza Duomo a Silvio Berlusconi, quando un pazzo sfregiò il volto del premier, ad oggi è passato troppo poco tempo per non mettere insieme tutti gli episodi, come il fumogeno sparato a Torino contro il sindacalista Raffaele Bonanni, l’assedio a Marcello Dell’Utri a Como e ancora mille violenze che si legano a queste contestazioni nel linguaggio violento di certi giornali, di certi politici. L’odio determina solo odio e porta alla violenza. Belpietro è un obiettivo immediato, significativo, simbolico. Ma stavolta c’è un salto di qualità non indifferente che proprio noi su queste colonne avevamo previsto, preoccupati.  Stavolta quella dannata divisa falsa fa pensare a qualcosa di organizzato, studiato per sorprendere e utilizzare l’effetto per portare a fine la missione.  Che questa fosse una missione di sangue pare ovvio. Chi abbia armato la mano, chi abbia studiato le mosse e quale fosse davvero l’obiettivo è ancora presto per dirlo. Di certo ogni gesto, soprattutto gesti come questi hanno dei mandanti morali, c’è chi arma la mente che fa muovere il braccio. Il dileggio e l’insulto sono ormai un’anticamera superata da tempo come l’aggressione verbale, l’intimidazione e l’intolleranza di prima. Adesso si passa ai fatti per un esordio di autunno che non si vedeva da tanti, davvero tanti anni. Ma chi fa il proprio mestiere, crede nelle proprie idee trova in questa follia un motivo anzi il motivo per continuare con il proprio lavoro di informare senza conformismo, senza fare il gioco di chi voglie toglierci la voce e forse, dobbiamo tutti rendercene conto, anche qualcosa d’altro di altrettanto prezioso. La vita. Gianluigi Nuzzi