Bocchino: "Sì alla fiducia, ma senza diktat"

Eleonora Crisafulli

Come anticipato dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, Futuro e libertà voterà la fiducia al governo. Lo farà perché "l'intervento di oggi alla Camera del presidente del Consiglio ricalca il programma sulla base del quale è stata eletta la maggioranza". Così Italo Bocchino, capogruppo di Fli, interviene in aula per la dichiarazione di voto. "Siamo disponibili su tutto ciò che è scritto nel programnma e sul resto siamo disponibili a discutere con la maggioranza, senza diktat ma senza preclusioni preconcette. Il nostro vincolo con gli elettori non può venire meno, il nostro vincolo sul programma non verrà mai meno. Su questo avrà sempre i nostri voti, noi ci saremo sempre", dice Bocchino guardando dritto Berlusconi. "Il tentativo di imboccare la strada dell’autosufficienza - ammette poi il finiano - secondo Fli è stata un errore perché prefigurava una maggioranza più ristretta e più nuova, non rispondente più alla volontà popolare che si era espressa col voto. Noi non ci sottrarremo al dovere di portare la legislatura fino all’ultimo giorno di vita e manterremo gli impegni del programma". La riforma della giustizia - Sul terreno della giustizia, dove è sempre aperto lo scontro tra finiani e berlusconiani, Bocchino aggiunge di essere favorevole alla riforma voluta dal premier, a patto che questa non si trasformi in "una riforma punitiva nei confronti della magistratura, che per noi è il baluardo per garantire la giustizia". L'obiettivo dovrà essere quello di "garantire la legalità nel paese, combattere la corruzione che costa 60 miliardi di euro l’anno. E venga tirato fuori dai cassetti polverosi il ddl anticorruzione. I politici condannati per reati contro la Patria siano espulsi a vita dalle istituzioni visto che i cittadini non hanno bisogno di loro. Bene al lodo Alfano, ma non saremmo mai d’accordo con una legge che, per smaltire le cause civili pendenti, non dà al cittadino la giustizia che aspetta". In conclusione Bocchino ha suggerito: "Per affrontare la crisi la prima cosa sarebbe una nomina di ministro dello Sviluppo economico".