I palestinesi bocciano la moratoria sugli insediamenti

Roberto Amaglio

Chi si aspettava una strada in discesa e un percorso facile si sbagliava. A meno di un mese dall’inizio delle trattative tra israeliani e palestinesi, da New York è arrivata la prima fumata nera. La delegazione palestinese, infatti, ha respinto le soluzioni di compromesso sulla moratoria israeliana a nuovi insediamenti in Cisgiordania. Un portavoce del presidente Abu Mazen, negli States per i lavori dell'Onu, ha detto che “bisogna mantenere un blocco totale a nuovi insediamenti nei territori palestinesi, compresa Gerusalemme: rifiutiamo una soluzione parziale”, ossia l’estensione della moratoria su cui gli israeliani si erano detti disponibili. Una presa di posizione pesante, anche perché arrivata a solo due giorni dalla scadenza della moratoria di 10 mesi per la costruzione di nuovi insediamenti. Oltre agli israeliani, anche il presidente Barack Obama confidava che l’estensione della moratoria rappresentasse un punto di partenza per i trattati diretti, oltre a un utile espediente per guadagnare tempo. Crede comunque in un accordo ufficioso Alon Ben-Meir, esperto di Medio Oriente della New York University. "La moratoria su nuove costruzione negli insediamenti in Cisgiordania ci sarà, ma non sarà ufficiale, bensì de facto – sostiene il docente –. Israele dirà a palestinesi e a Stati Uniti che continuerà la moratoria sulle costruzioni nelle colonie, ma non prenderà una decisione ufficiale a livello di governo, in quanto Netanyahu è alle prese con una forte resistenza all’interno della sua coalizione e potrà essere in grado di calmare i suoi partner solo dicendo loro che non rinnoverà la moratoria ufficialmente".