Il Cav a un bivio: scontro o inciucio coi finiani?
Se anche Berlusconi dovesse conquistare i tanto attesi 316 voti di fiducia, a prescindere da Futuro e Libertà, i finiani potrebbero dare delle gatte da pelare alla maggioranza delle commissioni parlamentari sia a Montecitorio sia a Palazzo Madama, anche se qualche cifra balla ancora, soprattutto quella della Camera dei Deputati. Dunque: tutte le possibili simulazioni indicano che, certamente, in Parlamento non potrebbe passare un provvedimento che non passi al vaglio dei finiani. Le proiezioni non fanno ben sperare tanto che, carte alla mano, in molti son andati dal Premier mostrando come sia divenuta necessaria una trattativa con l’avversario-ex alleato che ha messo in crisi il centrodestra. Il rischio, però, è quello di lasciare di gesso gran parte degli elettori e l’opinione pubblica che da questa estate è stata spettatrice della guerra tra il Cav. e il Presidente della Camera. Le acque del mare, però, non sono del tutto calme. Al Senato, per esempio, i finiani sono riusciti a costruire un gruppo solo all’ultimo momento grazie a Barbara Contini, nata con Forza Italia e trasferitasi con baracche e burattini dal nemico. Nonostante tutto quei 10 voti non sono così essenziali anche se quel gruppetto è ben distribuito tanto da poter diventare l’ago della bilancia in almeno cinque commissioni: difesa, bilancio, finanze, istruzione e lavori pubblici. E proprio in quest’ultima per neutralizzare i finiani, il Governo ha bisogno di Riccardo Villari. Nelle altre commissioni, però, la questione si fa un po’ più delicata: nel bilancio PdL e Lega contano 10 voti su 25 presenti. 3 voti dei finiani, 9 il Pd e 1 dell’Italia dei Valori. Fuori rimangono l’Udc, con Totò Cuffaro, e il Mpa, Vincenzo Oliva. Se anche passassero insieme al PdL entrambi, opposizione e finiani, otterrebbero la maggioranza delle commissione di Palazzo Madama. Anche la commissione finanza è in una situazione fragile: senza Fini, la maggioranza non avrebbe autosufficienza. Dunque lo scenario è il seguente: senza Fini, alla Camera, il Governo non è autonomo nelle commissioni affari costituzionali, bilancio, finanza, giustizia, attività produttive, lavoro e affari sociali. Forse con il varo parlamentare di responsabilità qualcuna di queste verrà riconquistata. Con molta probabilità la bilancio visto che basta un voto solo. Un po’ più complessa la situazione della commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale: l’ago della bilancia è Mario Baldassarre. Insomma. Il Premier può rifiutare l’inciucio e puntare tutto sui 316 voti di fiducia senza Fini: solo così potranno andare in fumo tutti i sogni di Futuro e Libertà, con la conseguente frantumazione anche del gruppo.