Libero l'imprenditore di Nola
L'imprenditore Antonio Buglione, sequestrato domenica sera nella zona di Nola, è sano e salvo. L'hanno trovato i carabinieri incatenato a Marigliano, nel Napoletano. L'uomo si trova ora a Castello di Cisterna dove sarà ascoltato dal magistrato che indaga sul sequestro lampo. Antonio Buglione, fratello di Rosa, sindaco di Saviano, è stato titolare dell’azienda attiva nel campo della security "Vigilante 2", poi trasformata in "International Security Service". E' un uomo dal passato confuso, coinvolto in diverse inchieste e accusato di rapporti con la camorra. Nel 1993 rimase ferito al volto in un agguato a Nola. Poi iniziarono i processi, il primo dei quali relativo a irregolarità nella concessione delle autorizzazioni della Prefettura agli istituti di vigilanza privata. Nel 1995 Buglione fu arrestato al termine di un'inchiesta, nella quale rimasero coinvolti anche l'ex parlamentare, Carmine Mensorio, poi suicidatosi, e l'ex prefetto di Napoli, Umberto Improta. L'accusa per l'imprenditore rapito fu di 416 bis e di tentativo di estorsione: secondo i magistrati vennero alla luce collegamenti tra la società Vigilanza 2, di Antonio Buglione, e Vigilanza 3, del fratello Carmine, con i boss della camorra nolana, in primis Carmine Alfieri. Secondo la magistratura gli istituti di vigilanza sarebbero stati utilizzati da Alfieri come polizia privata per essere informato sugli spostamenti delle forze dell'ordine sul territorio. Nel 2008, Buglione finisce nell'inchiesta che coinvolse l'allora consigliere regionale Pd della Campania, Roberto Conte. Secondo l'accusa i due, avevano costituito una società, la Europa Immobiliare, alla quale erano affidati contratti di locazione da record per locali che dovevano servire al Consiglio regionale della Campania. Ultima inchiesta, nel 2010, dove Buglione risulta indagato e dove è coinvolto il senatore Pdl Nespoli. Nella notte di domenica, uno dei cinque fratelli di Buglione, Carlo, aveva ricevuto una misteriosa telefonata in cui uno sconosciuto interlocutore chiedeva un riscatto di cinque milioni di euro.