Usa, oggi è il nono anniversario dell'attentato alle Torri Gemelle

Tatiana Necchi

Tra le dichiarazioni del pastore del pastore Terry Jones che voleva bruciare il Corano, e la polemica sulla costruzione della moschea a Ground Zero, oggi gli Stati Uniti commemorano il nono anniversario degli attentati alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Come lo scorso anno, il presidente Barack Obama sarà al Pentagono per onorare la memoria delle 184 persone che hanno perso la vita. Michelle, sua moglie, sarà con l’ex first lady Laura Bush, a Shanksville per ricordare il coraggio dei passeggeri del volo 93della United Airlines che hanno impedito ai dirottatori di raggiungere il loro obiettivo. I luoghi di culto a New York suoneranno le campane alle 8.46 del mattino per commemorare il momento dell’impatto del primo aereo con le Torri e a Washington, la National Cathedral farà risuonare le sue campane per 9 volte prima del servizio religioso di mezzogiorno. Nella Grande Mela sarà presente il vicepresidente Joe Biden che affiancato dal sindaco della città Michael Bloomberg, introdurrà il primo momento di silenzio. La cerimonia per rievocare le 2752 vittime degli attacchi a Ground Zero, si terrà in un parco vicino e prevede quattro pause: due per ricordare il momento dell’impatto dell’aereo e due in coincidenza del crollo delle torri. Ma sono previsti anche altri due raduni: uno per chi vuole la moschea, l’altro per chi non la vuole. Si teme che questi possano creare un malcontento tra le vittime e tra gli esponenti politici, molti degli oppositori al progetto, tra cui i repubblicani Peter King e Gary Bernstein, hanno preso le distanze dal raduno anti-moschea organizzato dalla blogger e giornalista Pam Geller. All’evento è prevista invece la presenza del parlamentare olandese estremista Geert Wilders. Mentre hanno declinato l'invito l’ex presidente della Camera, Newt Gingrich, e l'attivista del Tea Party e moglie del giudice della Corte Suprema americana Clarence Thomas, Ginni.    Intanto, per evitare che questa giornata sia eccessivamente politicizzata, Obama ha invitato la nazione a considerarlo come un giorno di “servizio e commemorazione”. Anche ieri sera il presidente ha sottolineato: "Non siamo in guerra con l’Islam. Siamo una nazione che chiama Dio con tanti nomi diversi. La tolleranza è la nostra forza, guai se ci dividiamo. Questo è un momento difficile per il nostro Paese e spesso in questi momenti c'è chi cerca di cavalcare l’amarezza, di dividerci in base alle nostre differenze, di nasconderci quanto abbiamo in comune. Ma in questo giorno ci viene ricordato che quando siamo al nostro meglio non cediamo a questa tentazione, ci alziamo uno affianco all’altro e combattiamo insieme. Non permettiamo che a definirci sia la paura ma le speranze che abbiamo per le nostre famiglie, per la nostra nazione, per un futuro migliore". Dall'Afghanistan, intanto, arriva il monito dei talebani. "Gli Stati Uniti hanno fallito e devono ritirarsi mettendo fine all’occupazione illegale del Paese". Questo l'incipit del messaggio diffuso dai talebani. "Nove anni dopo l’11 settembre, nonostante abbiano usato tutte le soluzioni militari possibili in Afghanistan, gli Stati Uniti hanno perso ogni possibilità di pace: agli Usa è rimasta solo una possibilità: ritirare le loro truppe dal Paese senza alcuna condizione". Tra coloro che invece hanno voluto mostrare vicinanza agli Stati Uniti il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "L'anniversario dei devastanti attacchi terroristici che colpirono New York e Washington l’11 settembre di nove anni fa, è l’occasione per rinnovare l’espressione della fraterna vicinanza dell’Italia all’amico popolo americano, duramente provato da una violenza vile e ingiustificabile. I terribili attentati sul suolo americano sono stati purtroppo seguiti da altri attacchi parimenti distruttivi che hanno colpito città europee, africane e asiatiche. La comunità internazionale ha tuttavia saputo reagire con fermezza nella consapevolezza della necessità di contrastare il terrorismo in tutte le sue forme e di opporre un fermo rifiuto ad ogni manifestazione di violenza, sempre e comunque inaccettabile in quanto nemica della pace, delle libertà fondamentali, della dignità della persona umana e del diritto alla vita".