Svizzera: sì alla raccolta firme per il referendum sulla pena di morte

bonfanti ilaria

La Svizzera potrebbe ben presto ritrovarsi nella condizione di dovere reintrodurre la pena di morte per i delitti a sfondo sessuale compiuti da pedofili. A stabilirlo, se i fautori della proposta riusciranno a raccogliere le 100mila firme necessarie per indirlo, sarà  proprio un referendum. Il fautore del ripristino della pena capitale è il comitato, guidato da Marcel Graf, un informatico di 35 anni che vive a Knonau, nel Canton Zurigo. Graf  non ha dubbi sulle motivazioni che lo hanno portato alla proposta. Dichiara, infatti, di aver sofferto, nel corso della sua vita, per l'uccisione di un bambino da parte di un maniaco. "Un fatto strettamente privato, su cui non intendo soffermarmi oltre" ha concluso, ancora scosso. I sostenitori della pena di morte, in un Paese che l'ha abolita nel lontano 1942, chiedono anche che il boia, una volta che il tribunale abbia emesso la condanna, agisca in fretta. "Il giudice - si legge nel testo che si vuole sottoporre al voto popolare - fissa la data della sentenza a non più di 3 mesi dal giudizio del tribunale". Ma perchè tutto quetso avvenga, Graf dovrà raccogliere, insieme ai suoi alleati, ben 100mila firme, tutte entro e non oltre il 24 febbraio 2012. Lo ha stabilito, a Berna, la Cancelleria federale che, in sostanza, avrebbe dato il via libera all'iniziativa. La raccolta di firme è quindi pronta a partire. E Graf non avrebbe nemmeno perso tempo. Ha già attivato un sito Internet per sostenere la tesi della necessità di giustiziare i pedofili assassini. Se la petizione, da qui a sei mesi, sarà condivisa, la palla infuocata passerà al Parlamento elvetico che non potrà sottrarsi a esprimere il proprio parere. Ed è proprio su questo passaggio che si concentrano tutte le critiche dei costituzionalisti, compreso il docente di Diritto pubblico all'università di Zurigo, Georg Müller. Secondo Müller, infatti, l'eventuale esame del potere legislativo arriverà troppo tardi: "Quando 100mila persone hanno firmato un testo -ha avvertito il giurista - la pressione sul Parlamento è troppo grande per indurlo a dichiararlo nullo". La speranza di molti, dunque, è che, come già avvenuto nel 1985 con un tentativo andato a vuoto di reintrodurre la pena capitale nei confronti dei trafficanti di droga, sia proprio la mancanza delle firme necessarie ad evitare al Parlamento svizzero un dibattito sicuramente imbarazzante e complicato. La Confederazione, aderendo alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, si è infatti impegnata a "rinunciare alla pena capitale in tempo di pace come di guerra". "Una volta ancora ci troviamo di fronte al dilemma del rispetto parallelo dei diritti popolari, dei diritti fondamentali e dei nostri impegni internazionali", hanno fatto notare, all'unisono, ieri, molti commentatori. Oggi non c'è un partito, neppure l'Unione democratica di centro di Christoph Blocher, a sostegno della reintroduzione della pena di morte. Eppure, il Presidente democristiano, Christoph Darbellay, non è tranquillo e teme che i referendum, vanto della democrazia diretta elvetica, facciano "il gioco di estremisti e populisti". Considerando anche il fatto che Marcel Graf, con la sua campagna, tocca un tasto sicuramente sensibile come quello della lotta alla pedofilia. La maggioranza degli Svizzeri, nel maggio scorso, accolse con quasi il 52% di voti favorevoli, contro il parere di governo e Parlamento, la proposta di rendere imprescrittibili le violenze sessuali contro i bambini.