Usa, il giudice blocca la ricerca sulle staminali
Neppure l'appoggio del Presidente americano Barack Obama è servito. La ricerca sulle cellule staminali ricavate da embrioni ha incontrato un nuovo ostacolo: un giudice federale di Washington ha stabilito la sospensione delle nuove norme previste dal Governo circa le staminali e, di conseguenza, anche i finanziamenti federali per gli istituti che le utilizzano, sono stati bloccati. Il giudice Royce C. Lamberth, ha così accolto il ricorso presentato da James Sherley, un ex ricercatore del Massachusetts Institute of Technolog, e di altri che si oppongono all’utilizzo di embrioni residuo delle cliniche della fertilità per ricavare cellule. Nelle 15 pagine della sentenza il giudice ha stabilito che le nuove norme che prevedono i finanziamenti federali per la ricerca violano la legge che vieta la distruzione di embrioni. Ma c’è di più: finanziando la ricerca sulle cellule ricavate da embrioni il governo penalizza altri ricercatori che utilizzano metodi meno controversi, come le cellule staminali estratte dal midollo spinale di persone adulte, un settore che non avrebbe accesso ad adeguati finanziamenti. Nonostante tutto resta incertezza sul reale effetto dell’ingiunzione del giudice poiché in molti si domandano se devono essere bloccati solo i progetti di ricerca in atto o se la sospensione vale soltanto per il futuro. Resta sempre la possibilità, per l’amministrazione Obama, di poter fare ricorso oppure di riscrivere le linee guida sulle staminali nel rispetto della legge in vigore. Nel frattempo la sentenza ha seminato scompiglio nelle cliniche universitarie americane, in particolare ad Harvard, dove il vice rettore Kevin Casey si dice "profondamente deluso", uno degli atenei che ricevono finanziamenti pubblici per la ricerca. Leonard Zon, direttore del programma di ricerca sulle staminali del Children's Hospital di Boston, ha affermato che questa sentenza rappresenta un «passo indietro e la cosa peggiore è la confusione che crea». Non parla, per ora, Sherley uno dei ricercatori del Boston Biomedical Research Institute. Nel 2007 fece uno sciopero della fame di 12 giorni per protestare contro il mancato sostegno del Mit alle sue iniziative contro i finanziamenti alle staminali. Sulla polemica pesava, ai suoi occhi, anche il sospetto di razzismo, allora l’unico afroamericano nella facoltà di ingegneria biologica.