New York, ancora proteste a Ground Zero

Tatiana Necchi

La moschea non è l’unico tema controverso a Ground Zero, il luogo in cui i terroristi di Al Qaida hanno attaccato l’America l’11 settembre del 2001. Ad alimentare la polemica, oltre al progetto di aprire un centro culturale islamico nel quartiere, c’è anche il 9/11 Memorial & Museum. Secondo il quotidiano “Usa Today”, alcune delle famiglie delle vittime degli attentati al World Trade Center, lamentano il fatto che troppa attenzione è dedicata ai dirottatori mentre i resti delle vittime che non sono mai state identificate e sono ancora sepolte dietro al "muro commemorativo" saranno poco più che una macabra, quasi invisibile, attrazione turistica. Così sostenitori e oppositori del progetto per la costruzione della moschea nei pressi di Ground Zero, hanno manifestato ieri sera nella Lower Manhattan sotto una leggera pioggia. Le due manifestazioni, a cui hanno partecipato centinaia di persone, si sono svolte a poca distanza l’una dall’altra. Gli oppositori si sono fermati all’angolo del luogo dove dovrebbe sorgere la moschea e l’annesso centro culturale islamico, mentre i sostenitori si sono radunati un centinaio di metri più a nord. Un cartello esposto da un manifestante del fronte dei contrari recitava: "Non dimenticheremo mai l’11 settembre, e non permetteremo all’Islam di marchiare con una moschea la sua vittoria". E ancora: "Voi potete costruire la vostra moschea a Ground Zero, mentre noi non possiamo costruire una sinagoga a La Mecca". Di altro tenore gli slogan al vicino corteo dei sostenitori, favorevole alla tolleranza religiosa: "Abbasso il bigottismo!", "Abbasso il razzismo", "i musulmani sono i benvenuti qui". Il presidente del museo, Joe Daniels, giustifica la scelta di costruire con la possibilità di far vedere ai turisti le fondamenta delle Torri e il muro di 30 metri rimasto intatto dopo il loro collasso. Daniels ha aggiunto che il ruolo dei terroristi deve essere spiegato e che il "muro commemorativo" serve a onorare la memoria delle vittime. Rima Fakih, la prima bellezza musulmana a essere eletta Miss America e ora in gara per il  titolo di Miss Universo a Las Vegas, dice no alla costruzione di una moschea vicina al luogo dell'attentato dell'11 settembre. A dare la notizia è iil "New York Post" spiegando  che la ragazza, figlia di immigrati libanesi, rispetta la libertà di fede ma ritiene che il luogo di culto non dovrebbe sorgere così vicino a Ground Zero: «Sono assolutamente d’accordo con il presidente Obama riguardo al diritto costituzionale di libertà di credo - ha detto Miss America -  sono anche dell’idea che non dovrebbe essere così vicina al World Trade Center. Dovremmo preoccuparci più della tragedia che della religione».