Samp a picco. La Champions è un miraggio
La speranza è l’ultima a morire. Così martedì prossimo, fra le mura amiche, la Sampdoria tenterà l’impresa di capovolgere la sconfitta per 3-1 subita contro il Werder Brema nell’andata del preliminare di Champions League. Speranza a parte, occorre fare i conti con la realtà. La formazione di Domenico Di Carlo – allenatore che ha preso il posto di Luigi Delneri, approdato sulla panchina della Juventus – non ha la caratura né l’esperienza internazionale necessarie per affrontare la competizione europea più prestigiosa. Ieri sera è uscita con le ossa rotte, dopo aver timidamente tentato di affacciarsi dalle parti del portiere avversario. I gol sono arrivati nella ripresa. Il primo di Fritz, con un tiro da fuori, su un rilancio sbilenco di Tissone (preferito a Poli e Dessena). Il raddoppio è arrivato su rigore, per una trattenuta da cartellino giallo (il secondo, quindi l’espulsione) del centrale Lucchini (guarda un po’, convocato da Prandelli in Nazionale, come dire: i campioni del calibro di Nesta e Cannavaro – quelli di qualche anno fa - da noi latitano). Frings quasi quasi si fa parare il rigore da Curci. E poco dopo, con la squadra in bambola, è arrivato il terzo gol con Pizzarro, che taglia come burro la difesa, anche se poi senza la deviazione di Stankevicius la palla non sarebbe entrata. Giudizio negativo, troppo pesante? Mah, i dubbi sono tanti. Bene Pazzini, che infatti incorna il gol della speranza (basterà vincere 2-0 adesso. Appunto, basterà…). Cassano irriconoscibile. Le ali, i prescelti Semioli e Mannini, sostituiti. Un cantiere in costruzione. Di Carlo avrà tempo per far brillare la Samp in campionato. In Champions, invece, potrebbero esserci soltanto altri 90 minuti. Cosa è successo? Per molti commentatori il problema è più di esperienza internazionale che altro (e vale anche per la Nazionale). Eppure 18 anni fa, quando Vialli e Mancini arrivarono in finale a Londra contro il Barcellona, la Samp non era una potenza internazionale. Sì, vabbe’, erano altri tempi. Ora resta solo la speranza. E poi magari, a Marassi, succede il miracolo. Si spera.