Assenteisti da record. I 400 giorni a Cuba dello statale in malattia
di Chiara Buoncristiani - Quarantatrè anni, agente della polizia provinciale di Latina a 1300 euro al mese di stipendio, Carlo P. ha collezionato in sei anni oltre 400 giorni di assenza per malattia. Con un particolare decisivo: tutti i certificati medici sono arrivati via fax direttamente dall’Avana. Nell’isola di Fidel l’agente passa regolarmente i suoi trenta giorni di ferie. Poi ci pensano timbro e firma dell’autorità sanitaria cubana a garantire che Carlo sia impossibilitato a riprendere un volo diretto in Italia per venti, quaranta o anche sessanta giorni. Come dire, per ogni epidemia c’è un vaccino, il problema nasce solo se il virus muta. Per l’assenteismo endemico degli impiegati statali c’è stata la cura Brunetta, con le visite fiscali e i controlli incrociati, terapia buona per costringere all’effecienza un bel numero di fannulloni. Poi però è arrivato Carlo P. e ha messo in crisi il sistema con le sue malattie “cubane”. Per i colleghi della Provincia pontina l’agente P. è ormai il nemico pubblico numero uno. C’è chi lo immagina sdraiato al sole con sigaro nella destra e bicchiere di rum nella sinistra e chi, più concretamente, ha cominciato a raccogliere “prove” da sottoporre all’attenzione del presidente della Provincia Armando Cusani. Nel 2004 sono stati 40 i giorni di assenza forzata dal lavoro. Un centinaio tra il 2005 e il 2006. Una settantina nel 2007 e altri cento tra il 2008 il 2009. Creative le cause di malattia: si va dalla rottura di un dito all’infezione, dal colpo ricevuto alla nuca fino all’influenza esotica. Una salute così fragile e cagionevole che lo scorso anno, al ritorno dai Caraibi, Carlo P. fu sottoposto a visita collegiale - quella cui sono chiamati i dipendenti che per due anni di seguito si ammalano per più di un mese - per verificare se fosse ancora idoneo a fare l’agente. Risultò idoneo. Il massimo però è stato raggiunto quest’anno, quando sulla scrivania di Cusani è arrivato il secondo certificato consecutivo per ipertensione arteriosa. «Ho dovuto scegliere se invocare l’intervento di qualche luminare della medicina per evitare che il dipendente si ammali sempre», commenta Cusani, «o far scattare tutti i possibili meccanismi di verifica. Ma visto che le sue malattie non sono mai né gravi, né cronico-regressive ho scelto la seconda strada». Per niente semplice mandare una visita fiscale ai Caraibi. La legge Brunetta prevede che il controllo per certificati inviati durante le ferie sia immediato con tanto di ispettore nel luogo della vacanza, ma non arriva a contemplare che la località da visitare si trovi oltreoceano. E allora la Provincia di Latina, che per ironia della sorte fu la prima a firmare il protocollo Brunetta per le pubbliche amministrazioni sta cercando di agire su due fronti. «Come prima azione abbiamo reiterato all’ambasciata italiana presso Cuba la richiesta per la visita fiscale. Lo avevamo fatto anche lo scorso anno, ma le autorità dell’Habana si sono dimostrate “refrattarie” a causa dei rapporti non troppo buoni con l’Italia che da sempre denuncia il mancato rispetto dei diritti umani a Cuba», spiega Cusani. Che nel frattempo ha presentato un esposto alla Procura e depositato alla magistratura un dossier con la sequenza di richieste di ferie e certificati di malattia. «Quando rientrerà dai Caraibi lo convoco subito perché sono molto curioso», conclude il presidente della Provincia, «vorrei davvero capire se ha bisogno della benedizione di qualche santo o se è solo molto furbo».