BankItalia inguaia Verdini e il CcF. "Conflitto di interessi da 60,5 milioni di euro"

Roberto Amaglio

Gli ispettori di Banca d’Italia riportano Denis Verdini nella bufera. Gli accertamenti svolti dai tecnici capitolini presso il Credito Cooperativo Fiorentino dal 25 febbraio al 21 maggio scorsi, infatti, hanno evidenziato “gravi carenze” degli organi aziendali presieduti dal coordinatore del Pdl, con “totale accentramento dei poteri” sulla figura dell'allora presidente (Denis Verdini  si è dimesso poche settimane fa) ed “estesi profili” di potenziale “conflitto di interessi” dello stesso Verdini con quelli della banca, per affidamenti pari a 60,5 milioni di euro. Questa pesante tesi accusatoria è resa pubblica dall'Ansa, che riporta quanto Bankitalia avrebbe sostenuto nella delibera 553 del 20 luglio scorso inviata al ministro dell'Economia e alla Segreteria del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio (Cicr), con la quale è stata proposta l'amministrazione straordinaria della banca fiorentina finita nel turbinio dell'inchiesta sulla “P3”. Verdini solo al comando – Le accuse a carico di Verdini partono dal fatto che gli ispettori della Banca d'Italia hanno verificato l'assenza di un esecutivo della banca “autorevole” e di un collegio sindacale “sufficientemente indipendente”. In pratica, secondo gli ispettori, tutto risultava “totalmente accentrato” nelle mani del presidente Denis Verdini (in carica dal 1990), “principale fautore della politica di espansione creditizia verso clientela di grandi dimensioni, fra cui rientrano anche iniziative riconducibili al suo gruppo familiare”: linea gestionale in contrasto con le indicazioni che l’istituto di Vigilanza aveva fatto pervenire al Credito Cooperativo Fiorentino e con le stesse linee strategiche elaborate per il triennio 2008-2010, che prevedevano la diversificazione del portafoglio dei creditori. Con queste premesse di monopolio, il fatto che Verdini risulti indagato in diverse sedi giudiziarie in relazione a ipotesi di corruzione e riciclaggio diventa un’accusa pesante, anche in virtù del fatto che, sempre secondo Bankitalia, Verdini “ha omesso di fornire piena informativa circa la sussistenza di propri interessi potenzialmente in conflitto con quelli della banca, calcolabili in 60,5 milioni di euro”. Irregolarità e antiriciclaggio – Tra le anomalie più gravi riscontrate nell’istituto di credito fiorentino “le carenze ed irregolarità” in materia di antiriciclaggio. A tal proposito gli ispettori di Bankitalia citano alcune operazioni, una delle quali riguarda una società editoriale riconducibile proprio a Verdini, che hanno determinato l'interesse degli ispettori. “Prive di approfondimento sono rimaste talune operazioni volte ad effettuare, con modalità anomale e in assenza di registrazioni nell'Archivio Unico Informatico, il trasferimento di un importo di 500 mila euro in favore di due clienti classificati a sofferenza”, uno dei quali sottoposto a indagini per riciclaggio. Sempre in questo capitolo di accuse, dei versamenti da 800 mila euro in favore di una delle società editoriali riconducibili a Denis Verdini, effettuati nel periodo “giugno-dicembre 2009 da soggetti non conosciuti, interessati in iniziative economiche di dimensioni modeste o da tempo cessate”. Ascoltato a luglio dai pm di Roma, Verdini a proposito ha risposto che i versamenti rientravano in un'operazione da 2,6 milioni di aumento di capitale del Giornale della Toscana. Parola alla difesa - "In merito alle notizie di agenzia sulle contestazioni di Bankitalia dopo l'ispezione al Ccf - scrive in una nota il coordinatore del Pdl Denis Verdini -, rilevo che si tratta dell’inizio di un provvedimento amministrativo al quale risponderò puntualmente e adeguatamente nei termini previsti dalla legge. Per quanto riguarda il mio "potenziale conflitto di interessi" nei confronti del Ccf evidenziato nel verbale di contestazione, questo è fondato su ipotesi errate di fatto e di diritto, la cui insussistenza sarà presto dimostrata. Rilevo inoltre che nella delibera degli ispettori non c'è traccia alcuna delle infamanti ipotesi uscite sulla stampa nei mesi scorsi, tese a individuare nel Ccf un crocevia di tangenti e di malaffare. Respingo dunque con fermezza sia le contestazioni sul conflitto d’interessi che quelle relative ad inesistenti operazioni anomale".