Carceri, l'allarme dei Radicali: detenuti trattati peggio delle bestie
E' Ferragosto, gli italiani sono in vacanza, i carcerati sono dietro le sbarre. Niente di strano. Però, forse, qualcosa di strano accade se dall'inizio dell'anno, nelle prigioni italiane, sono 40 i detenuti che si sono tolti la vita. L'ultimo? Un anonimo, per i più, tunisino di 43 anni, che si è impiccato il 6 agosto nella sua cella del carcere di Brindisi. Il problema, il drammatico problema, è noto. Anche ai politici. Ma parlare di carceri e di "diritti" di persone colpevoli, magari, di aver ucciso, sparato, rubato non è "politicamente" conveniente. Quindi tutto tace. Tranne dalle parti dei Radicali. Loro, ogni anno, tornano sul tema. Soprattutto in agosto, quando le temperature salgono, la convivenza nelle celle diventa ingestibile, e i giornali sono vuoti perché la politica è in vacanza e magari una notizia solitamente relegata in fondo alla pagina può assurgere a spazi più importanti. Da qui l'iniziativa Ferragosto in carcere, un'iniziativa promossa dall'associazione dei Radicali per denunciare le situazioni più critiche. Il sovraffollamento, in primis. All'Ucciardone di Palermo sono in 700 reclusi, 300 in più del previsto e l'acqua calda è un sogno. Nel carcere di Lucca per i 251 detenuti (100 in più rispetto alla capienza massima), 98 dei quali tossicodipendenti e 50 con problemi psichiatrici, non è prevista alcuna attività (palestra e biblioteca sono inagibili) e la vita si svolge in celle dove ognuno può disporre di meno di tre metri quadri, la soglia stabilita dalla Corte europea per i diritti umani sotto la quale il trattamento è inumano. A Sassari, nel carcere di San Sebastiano, i detenuti da più di un mese non hanno nemmeno la carta igienica, a Regina Coeli ci sono 1400 persone in spazi pensati per 724 detenuti. Mai sinora le carceri italiane erano state così affollate: i detenuti sono 68.206 in istituti pensati per contenere circa 45 mila reclusi. L'accusa - I radicali non usano mezze misure: per loro questa situazione delle carceri è "un crimine da Corte penale internazionale" di cui è pienamente responsabile lo Stato italiano La proposta - L'Osapp suggerisce di rendere obbligatorio per le aziende che prendono contributi pubblici garantire "un'aliquota di impiego ai condannati". All'estero, infatti, è assolutamente normale far lavorare i detenuti mentre in Italia, nonostante sia permesso dall'attuale normativa, i permessi per lavorare per detenuti sono dati con il contagocce.