Fiat dice no ai tre reintegri forzati. "Faremo ricorso"
La Fiat non ci sta a reintegrare i tre operai licenziati a Melfi lo scorso mese di luglio e fa accendere il motore ai propri legali. Infatti, a distanza di 24 ore dalla sentenza sfavorevole che obbliga il "Lingotto" a riassumere i tre lavoratori potentini (due dei quali rappresentanti della Fiom), l’azienda torinese ha annunciato che presenterà ricorso "nel più breve tempo possibile". Decisione incoerente – "Valuteremo le motivazioni di questa decisione - si legge nella nota Fiat - , che non appare coerente con il quadro istruttorio già emerso, pur nella sommarietà degli accertamenti condotti. Nella convinzione di aver offerto prove incontrovertibili del blocco volontario delle linee di montaggio, che ha determinato un serio pregiudizio per l'azienda, costringendola ad assumere doverosi atti di tutela della libertà di tutti i lavoratori e della propria autonomia imprenditoriale, verrà presentato ricorso in opposizione alla decisione". Sindacati scettici - La Ugl (uno dei sindacati che ha firmato l'accordo di Pomigliano), intanto, non dà credito alla linea di condotta scelta dalla Fiat, anzi, rilancia la necessità di un confronto tra le parti. "La Fiat ha tutto il diritto di ricorrere contro il reintegro dei tre operai di Melfi licenziati, ma è un atto che rischia di surriscaldare il clima in azienda e di complicare le relazioni sindacali", afferma il segretario generale, Giovanni Centrella. "Questo è il momento giusto, vista anche la crisi in atto, di sedersi intorno a un tavolo e di ragionare insieme, sindacati e azienda, per non offrire il fianco a chi cerca strumentalmente lo scontro, per dare un futuro produttivo a tutti gli stabilimenti e quindi a tutti i lavoratori, cosa che auspicavamo si potesse realizzare a partire dall’accordo di Pomigliano del 15 giugno scorso".