Alluvioni in India, una vittima italiana
L’Asia è in balia di piogge torrenziali e inondazioni, maltempo che da giorni ha invaso Cina, India e Pakistan. Secondo le Nazioni Unite si tratta di una catastrofe peggiore addirittura dello tsunami che colpì l’Asia meridionale nel dicembre 2004. E purtroppo arriva anche la prima vittima italiana. Lo ha reso noto la Farnesina che dice di essere già in contatto con i familiari. Ieri il ministero degli Esteri aveva spiegato che non era possibile escludere la presenza di vittime fra i turisti stranieri. Oltra alla vittima, ci sono circa duecento gli italiani ancora bloccati in Ladakh, la regione himalayana che fa parte della regione, famosa per i monasteri tibetani e per il trekking. La Farnesina ha reso noto che Gianluca Brusco, funzionario diplomatico dell'Ambasciata, inviato nella città di Leh, si sta adoperando da due giorni presso le autorità militari e civili indiane per facilitare la localizzazione e il recupero dei turisti italiani che si trovano nella regione. Il funzionario ha incontrato i connazionali per rassicurarsi sulle loro condizioni di salute e tenerli informati sullo sviluppo della situazione; inoltre, si mantiene costantemente in contatto con le autorità indiane per favorire la partenza degli italiani dall`aeroporto di Leh per Nuova Delhi, dove la nostra Ambasciata è pronta a gestire il rientro in Italia anche di coloro che hanno perso i documenti di riconoscimento. Situazione drammatica nel Kashmir indiano a causa delle inondazioni. I morti, nel complesso, sono già 165 e il bilancio dei dispersi supera le 5000 unità. Disperazione fra la gente. Tra i corpi recuperati anche quelli di due turisti francesi nei pressi di Leh. Sepolte dal fango numerose abitazioni nel villaggio di Choglamsar, nei pressi di Leh. A condurre le operazioni di soccorso sono l’esercito e l’aviazione indiani e la polizia di frontiera Indo-tibetana, addestrata alle operazioni in alta montagna. Aerei militari stanno portando a Leh rifornimenti essenziali, attrezzature, tende, medicine e squadre mediche, mentre elicotteri militari stanno trasportando i feriti dalle aree circostanti. i sopravvissuti, incluso numerosi turisti, si trovano in campi temporanei e in tende d’alta montagna. Tra i dispersi figurano 110 turisti, mentre un migliaio di escursionisti indiani e stranieri sono stati già trasferiti a Delhi con voli speciali. Secondo un funzionario locale, ci vorranno dai tre ai quattro mesi per ripulire tutti i detriti. Complessivamente, sono almeno 400 i feriti nell’area, ha riferito Amir Ali, un funzionario della protezione civile dello stato indiano di Jammu e Kashmir. Intanto proseguono febbrilmente gli sforzi per ripristinare le linee di comunicazione, mentre le forze di soccorso devono avvalersi di telefoni satellitari per coordinare le operazioni. Situazione altrettanto tragica in Cina, dove nella provincia cinese di Gansu, nel nord ovest del Paese, interi villaggi sono stati sommersi da acqua, fango e massi. All’appello risultano disperse oltre 1.100 persone, mentre stando all’ultimo bilancio fornito dalle autorità il numero dei morti è salito a 337. Caos anche in Pakistan. L’allerta è altissima dopo che le autorità hanno lanciato l’allarme per il rischio di possibili esondazioni. Il panico finora ha prevalso e sono migliaia le persone che abbandonano le abitazioni nel centro del Paese a causa del pericolo paventato.