Silvio riapre ai finiani: un programma in 4 punti su cui chiedere la fiducia
Il presidente del Consiglio sta preparando un piano in quattro punti (fisco, giustizia, federalismo e Mezzogiorno) da presentare ai finiani per ricucire lo strappo interno al Pdl: è quanto scrivono questa mattina il Corriere della Sera e La Stampa. Entrambi i quotidiani sottolineano, però, che davanti a un nuovo rifiuto l'unica strada praticabile sarebbe il ritorno alle urne. Sul nuovo programma il premier vorrebbe chiedere la fiducia per far ripartire la maggioranza, nonostante lo scetticismo dimostrato ieri dalla Lega di Umberto Bossi. Il premier intende presentare in settembre, alla ripresa dei lavori parlamentari, un programma molto dettagliato e preciso, da prendere o lasciare, perchè si chiarisca, scrive il Corsera se "la loro intenzione è quella di rispettare davvero l'impegno con gli elettori, e allora si può andare avanti a governare, o se vogliono solo logorarmi, e in quel caso si andrà al voto subito". Sulla Stampa si spiega che il testo "verrà scritto nelle prossime settimane". Ci lavoreranno su Tremonti, Ghedini, Alfano, Bonaiuti e Cicchitto, Calderoli e Quagliariello. Il girotondo dei coordinatori Pdl - Gira insistentemene la voce da giorni, inoltre, che il Cavaliere voglia modificare i vertici di coordinamento del Pdl. Dunque sostituire i tre coordinatori, Verdini, La Russa e Bondi, con tre volti giovani "e più televisivi" (questa una delle motivazioni del premier, ndr) ovvero Alfano, Gelmini e Meloni. L'unica paura del premier, sempre secondo le voci di corridoio, è che La Russa si possa risentire per il ridimensionamento e magari, per ripicca, passare anche lui dalla parte di Fini. Rispunta Mastella - "Se non si vota subito, Berlusconi è fottuto. Superate le Colonne d’Ercole dell'autunno, con le impazienze della Lega e perdendo la maggioranza al Senato, a quel punto se non si vota subito, Berlusconi è fottuto". E' questa la spietata opinione di un politico navigato come Clemente Mastella, ex Guardasigilli e oggi parlamentare europeo. Botta e risposta Bersani-Alfano - Intanto nella maggioranza si apre le polemiche per un'intervista di Bersani a Repubblica: "Non si tratta solo di mandare a casa un governo. Dobbiamo liberarci di Berlusconi - dice il leader del Pd. Per questo non vado troppo per il sottile e mi rivolgo a tutti. Se è vero che rischia la democrazia, ognuno si assuma le proprie responsabilità, bisogna accorciare le distanze tra le forze che vogliono archiviare questa stagione ed evitare veti reciproci". Per questa ragione anche un governo di transizione guidato dal ministro dell’Economia Tremonti potrebbe andar bene. Sconcertati i fedeli del Cavaliere. Alfano preotesta: "Sono inaccettabili e di inaudita violenza le parole pronunciate da Bersani. In Italia c’è un'opposizione che invece di chiedere elezioni anticipate se la dà a gambe e vuole, con giochetti di palazzo, cambiare il quadro politico determinato da libere elezioni". Immediata la replica di Bersani: "Li vedo molto agitati e non mi stupisco, fino a tacciare di violenza chi parla di democrazia. Se si discute tanto in questi giorni è perché si sta consumando il fallimento di Berlusconi e il venir meno delle promesse che lui stesso ha fatto ai suoi elettori. Il problema è tutto suo e sia chiaro che non riuscirà a scaricarlo su altri per quanto fiato abbiano le trombe propagandistiche della sua corte".