Esplosione sulla petroliera nel Golfo: "E' stato un attacco terroristico"
La superpetroliera giapponese, danneggiata da un'esplosione il 28 luglio scorso, nello stretto di Hormuz, è stata l'obiettivo di un attacco terroristico. A riferirlo, nella giornata di oggi, è l'agenzia di stampa governativa degli Emirati Arabi Uniti. Gli investigatori hanno infatti ritrovato alcuni resti di esplosivi artigianali sullo scafo e la guardia costiera ritiene che, con tutta probabilità, l'attacco è stato condotto da un'imbarcazione imbottita di esplosivo. Al Qaeda aveva rivendicato l'attacco, avvenuto nello stretto che divide l'Iran dai Paesi del Golfo, ma la versione più accreditata era sembrata quella di un'onda anomala. Un uomo era rimasto ferito e non c'erano state perdite di petrolio in mare. La zona è al centro di una forte tensione tra l'Iran e i Paesi occidentali. Teheran ha infatti minacciato "rappresaglie" contro le navi occidentali in transito in questo braccio di mare in caso di ispezioni a cargo, diretti in territorio iraniano. Una risoluzione, votata dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu il 9 giugno scorso contro il programma nucleare della Repubblica islamica, consentirebbe, anche se non le ha rese obbligatorie, ispezioni a navi da cargo iraniane in acque internazionali. E il Presidente, Mahmud Ahmadinejad, ha riferito che le forze iraniane "reagiranno" ad eventuali ispezioni, anche se non ne ha precisato le modalità.