I vescovi: "L'Italia è senza classe dirigente"
All'indomani della frattura tra Fini e Berlusconi, dopo i continui botta e risposta tra finiani e berlusconiani, maggioranza e opposizione, e l'appello stringato del capo dello Stato alla classe politica, sono i vescovi ad analizzare la situazione in cui si trova il Paese. Un momento drammatico - Nel documento della prossima "Settimana sociale", promossa dalla Cei a Reggio Calabria, si legge che l'Italia sta attraversano un momento "drammatico". E' un Paese "senza classe dirigente, senza persone che per ruolo politico, imprenditoriale, di cultura, sappiano offrire alla nazione una visione, degli obiettivi condivisi e condivisibili". Il segretario del comitato organizzatore, Edoardo Patriarca, ha anticipato il contenuto del testo in un'intervista a Radio Vaticana: "L'analisi che abbiamo fatto, lavorando al documento preparatorio è proprio della sensazione di un Paese che sta vivendo un passaggio pesante, in cui però la politica non svolge la funzione che le dovrebbe competere, cioè tentare di dare una visione con obiettivi di medio e lungo termine. Quando parlo di classe dirigente parlo non solo della politica ma anche di tutti quei soggetti, imprenditori, associazionismo. Mancano cioè soggetti che abbiano la capacità di orientare, che si assumano la responsabilità di costruire percorsi nuovi di speranza. Il cardinale Bagnasco ha parlato spesso di questo bisogno di riprendere a crescere, economicamente ma anche moralmente da un punto di vista educativo". Da qui l'esortazione "alla responsabilità per il laicato cattolico", "altrimenti rischiamo davvero non tanto di essere irrilevanti ma di compiere un peccato di omissione verso il bene comune". Gli appelli di Bagnasco - La posizione dei vescovi non lascia certo stupiti. In più occasioni il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, rivolgendosi ai responsabili della cosa pubblica, ha auspicato l'avvento di una nuova classe dirigente, una nuova leva di politici in grado di risollevare il Paese: "Cattolici che, pur nel travaglio della cultura odierna, sentono la cosa pubblica come importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti, e per essa sono disposti a dare il meglio dei loro pensieri, dei loro progetti, dei loro giorni".