Passato e libertà
Che c’è da eccitarsi, siete scemi? Non è una finale di coppa, non è una svolta in un film che si era fatto sonnecchiante, non è un divertimento estivo da ombrellone. È il Paese, a suo modo. Che festeggia l’opposizione? Ora è cancellata definitivamente, l’opposizione si chiama Gianfranco Fini e il resto è folklore, antipolitica. Che si compiace il Pdl? Ora ti saluto dissenso anche minimo, anzi, «distinguo», partito che non sia un dispotismo illuminato: dalla rivoluzione liberale ai probiviri, vedrai che divertimento. Che si accalorano i finiani? Ora stanno alla politica come i guastatori a una guerra, il loro capo è macchiettizzato, sembrerebbero patetici anche se si opponessero al ripristino delle leggi razziali. Che s’attizzano gli strateghi? Ora ogni riforma è più lontana, c’è da scannarsi sulla presidenza della Camera, altro che ampie intese, si resta al piccolo cabotaggio e al mercato delle vacche. E i giornalisti, che s’accendono a fare con quello sguardo «finalmente succede qualcosa»? Ora vedrai la barbarie mediatica: esonderanno i tombini, il caso Boffo sembrerà da Pulitzer, si andrà di calci nei denti, anche questo è Annozero, olè. Che c’è da scalpitare? C’è il grande esodo ma una gerontocrazia che non parte mai, è sempre lì, in questa Seconda Repubblica dove ristagnano le terze file della Prima. E ora tutti al mare.