Rottura finale tra Berlusconi e Fini. E, intanto, rinasce An
Questa volta è finito tutto. Per davvero. Poco più di un’ora per stabilire la definitiva rottura tra Berlusconi e Fini sancita dal documento in cui si stabilisce “l’assoluta incompatibilità politica” delle due posizioni. I voti favorevoli dei componenti dell’Ufficio di presidenza del PdL convocato ieri sera sono stati 33 a eccezione dei tre esponenti finiani Adolfo Urso, Pasquale Viespoli e Andrea Ronchi. Il contenuto del documento - Il documento parte dall’analisi della situazione del Paese che necessita di "profondi cambiamenti e il governo Berlusconi e il PdL sono "la risposta più efficace alla crisi del Paese". Poi si analizza la crisi economica, ma si rileva anche che dopo le elezioni regionali "sono intervenute delle novità che hanno cambiato profondamente la situazione, al punto da richiedere oggi una decisione risolutiva". Dopo l’attacco alle "velleità" di spallate e quello all’opposizione, si entra nel vivo della questione politica interna al PdL, cioè si gettano le premesse per arrivare alla conclusione: la “sfiducia” nei confronti di Fini. Si legge infatti: "Ciò che non era prevedibile è il ruolo politico assunto dall’attuale Presidente della Camera". Nel documento viene evidenziato come il "profilo politico di opposizione al governo, al partito e alla persona del Presidente del Consiglio" di Gianfranco Fini è iniziato dopo le regionali. Si sottolinea che non viene messa in discussione la libertà di esprimere il dissenso, ma da Fini è arrivato a "uno stillicidio di distinguo o contrarietà nei confronti del programma di governo". È arrivata "una critica demolitoria". Soprattutto, Fini ha messo in atto "un attacco sistematico" nei confronti del Premier, fino ad arrivare a posizioni che "confliggono apertamente" con il programma sottoscritto con gli elettori. Poi alcuni esempi come i casi della cittadinanza breve e il voto agli extracomunitari e le aperture sulla legge elettorale contrastanti con le posizioni del centrodestra tra cui Fini stesso. Si affronta poi il tema della legalità, "impropriamente utilizzato per alimentare polemiche interne". In questo passaggio, viene scandito che il PdL non può "accettare giudizi sommari fondati su anticipazioni mediatiche". Un riconoscimento viene concesso a chi in questo periodo ha lavorato per ricucire e riportare la discussione nella "fisiologica dialettica politica". Questo l’atto di accusa nei confronti di Fini. Un atto di accusa che "è tanto più grave" visto il ruolo istituzionale da lui ricoperto. Si è verificata, insomma, una cosa "mai avvenuta prima": cioè che il Presidente della Camera "assumesse un ruolo politico così pronunciato rinunciando all’imparzialità istituzionale e ad un minimo di ragionevoli rapporti con la maggioranza e il partito". L'unico "breve periodo" in cui Fini è stato super partes - è l'ennesimo attacco - è quando si è sfilato dalla campagna elettorale per le regionali. Ebbene, sono proprio gli elettori del Pdl - prosegue il documento - che "non tollerano più un atteggiamento di opposizione permanente" per di più "spesso in sintonia con la sinistra". Ancor più grave è il fatto che il dissenso si manifesta "nella forma di una vera opposizione" con tanto "di struttura organizzativa, tesseramento e prefigurando un partito nel partito" con l’obiettivo di una nuova aggregazione politica alternativa al PdL. Insomma, "partecipare attivamente e pubblicamente a quel gioco al massacro è incompatibile" con il PdL, non si può "assecondare l’uso politico della giustizia e mostrarsi esitanti nel respingere i teoremi su un patto criminale con la mafia". Dunque per tutte queste ragioni Fini è incompatibile con il PLl. Le reazioni - Dopo una lunga riunione con i suoi, sono state valutate le prossime mosse dopo la dura presa di posizione contro la terza carica dello Stato assunta questa sera dall’Ufficio di Presidenza del PdL, Fini ha lasciato Montecitorio senza però rispondere alle domande che gli hanno rivolto i cronisti, infilandosi in fretta nella’auto. Diversa, invece la reazione del Premier che uscendo dall’aula si è fermato a conversare e scherzare con i deputati. Ai giornalisti che gli han chiesto come andranno a finire le polemiche interne al PdL, Berlusconi ha risposto ironicamente: “Giornalisti, il vostro è un bel mestiere”. Attesa conferenza stampa di Fini - Si separeranno subito in Parlamento le strade del Premier e di Fini dopo la rottura consumata ieri, in tarda serata. Questa l’indicazione data dal Presidente della Camera ieri sera ai suoi e la decisione dovrebbe essere formalizzata già stamani. Fini dovrebbe anche tenere una conferenza stampa per parlare agli italiani e spiegare che l’incarico di Presidente della Camera non è nelle mani del Premier Berlusconi e che non intende lasciarlo. “Non tocca a Silvio Berlusconi decidere della mia permanenza alla presidenza della Camera” è quanto avrebbe sottolineato il presidente della Camera all'incontro con i suoi. Il nuovo partito "An"- Azione nazionale- E, nel frattempo, è ufficiale: il nome dei nuovi gruppi del Parlamentari che fanno riferimento a Gianfranco Fini si chiameranno "Azione nazionale". In un primissimo momento era circolata la voce che fosse stato scelto il nome "Nazione e libertà", ma, i finiani hanno preferito un nome che riproponesse l'acronimo An, lo stesso della "vecchia Alleanza nazionale", poi confluito nel Pdl. Benedetto Della Vedova, deputato del Pdl con un passato tra i radicali, ha poi spiegato che la creazione del gruppo parlamentare autonomo, a Montecitorio, arriverà già quest'oggi "perché è l'ultimo giorno di lavoro a Montecitorio prima della pausa estiva", mentre "al Senato ci sarà tempo fino alla prossima settimana". E ha, infine, rimarcato: "E' un gruppo che nasce in seguito all'espulsione politica di Fini e dei finiani dal Pdl", a rimarcare la "responsabilità di Berlusconi" della rottura.