Stress test, banche italiane promosse

Paolo Franzoso

Le cinque maggiori banche italiane superano lo stress test, un esame per valutare la solidità degli istituti bancari richiesto dalle istituzioni finanziarie europeee. Unicredit, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena, Ubi Banca e Banca Popolare ricevano una valutazione positiva delle riserve di capitale: in sostanza le autorità di vigilanza certificano che gli istituti bancari hanno capitale sufficiente a reggere l’impatto di un (ipotetico) peggioramento della situazione economica e finanziaria. Stress test - Il calcolo sullo stress test si basa sulla valutazione del Tier 1, il nocciolo del patrimonio di una banca, che comprende gli utili non distribuiti, le riserve, le azioni ordinarie e di risparmio e le obbligazioni a scadenza minima a 10 anni. In Italia tutti i gruppi mantengono un coefficente di capitalizzazione Tier1 superiore al 6% (addirittura sopra l'8% Intesa Sanpaolo) quindi resterebbero solvibili anche nello scenario peggiore che prevede una doppia recessione, un forte calo dei mercati azionari e uno shock sul debito sovrano. Gli stress test sono condotti dall'organismo europeo Cebs (guidato dal vicedirettore di Banca d'Italia Giovanni Carosio). Spagna a rischio - Nel peggiore dei casi, in ambito europeo, 7 gruppi sui 91 esaminati sarebbero ad altissimo rischio e per questo non hanno passato lo stress test perché il Tier 1 scenderebbe sotto la soglia di sicurezza del 6%. Si tratta della tedesca Hypo Real Estate, la greca Atebank , le spagnole Diada, Espiga, Unnim, Banca Civica e Cajasur. L’allarme proviene dunque dalla Spagna perché anche in Portogallo tutti gli istituti hanno superato l’esame.  Americani scettici - Dubbi oltreoceano sulla rigorosità dei test. Dalle colonne del Wall Street Journal l'esercizio non è affidabile perché i criteri adottati sono troppo morbidi ed esiste una volontà politica di non indebolire gli istituti bancari in difficoltà.