P3: Carboni, regione Lombardia e la tangente da 30mila euro
Alla base ci sarebeb una tangente di 30mila euro per partecipare all’appalto per la riqualificazione delle Ferrovie Nord di Milano oltre a un impegno a firmare contratti di consulenza per un totale di 900mila euro per il mediatore. Come riporta un articolo del "Corriere della Sera", sembra questo l’affare che aveva impegnato il faccendiere Flavio Carboni con la Regione Lombardia. I carabinieri del reparto operativo di Roma, nell’informativa consegnata ai magistrati lo scorso 15 aprile, hanno definito l'operazione come “una situazione di elevatissimo rilievo investigativo”. Il giudice, sulla vicenda, ha già autorizzato nuovi accertamenti, come anche sollecitato dal pool di pubblici ministeri guidati da Giancarlo Capaldo. Tutto inizia con una traccia, ossia una telefonata che viene intercettata il 24 settembre dello scorso anno. I protagonisti della chiacchierata sono il faccendiere Flavio Carboni e Riccardo Piana, uno dei suoi soci: Piana: Te ne devo parlare de visu, l’argomento è abbastanza delicato e anche lui mi ha detto di non affrontarlo con te... solo quando ci vediamo Carboni: Dimmi solo una cosa: colpa di chi? Di nessuno o di qualcuno di noi? Piana: Sono dell’opinione che quella lettera ovviamente ha scaturito paure e ira... ok? ... Carboni: Se l’avessi letta io non l’avrei... non sarebbe partito! Se si parla di soldi, di cose così certo che è un errore grosso... Non vorrei che fosse una lettera di scuse, pretestuosa. Piana: Lui ha detto soltanto che bisogna ricucire, che bisogna distruggere tutte quelle copie e soprattutto che non le devi avere neanche tu. Così il 7 settembre, come riporta un articolo del “Corriere della Sera”, i carabinieri scoprono che lo Studio legale Spagnolo ha trasmesso a diversi destinatari, tra cui Carboni, a mezzo fax una lettera che riguarda "contratto quadro progetto di riqualificazione delle stazioni ferroviarie delle Ferrovie Nord Milano". Contratto che viene denominato “Isolatua”. Gli investigatori scrivono: “Dall’esame del documento si evince che tale rapporto contrattuale stipulato nell’agosto 2008 dalla società Hgp riconducibile a Carboni e Piana con la società Vienord sarebbe stato interrotto da quest’ultima compagine a seguito di asserite inadempienze della stessa Hgp. La missiva contiene dei passaggi di elevatissimo interesse investigativo in particolare nei punto ove si fa esplicito riferimento a dazioni di denaro nelle fasi propedeutiche alla stipulazione del contratto a un soggetto Marco De Petro Mazarino, già coinvolto in passato in vicende corruttive di particolare rilievo, condannato in primo grado a due anni di reclusione il 10 marzo 2009 per corruzione internazionale di funzionari dello Stato. Dalla lettura si evince che tale dazione è stata effettuata dai responsabili della Hgp su indicazione della dirigenza Vienord. E ancora sulla missiva appare il riferimento a due contratti di consulenza per il valore di 450 mila euro ciascuno che l’Hgp avrebbe dovuto, sempre su indicazione della dirigenza delle società Vienord, stipulare con lo stesso Mazarino e con tale Stefano Picotti”. In realtà si tratta solo di prestanome. E così si cercano i reali beneficiari. Il giudice dunque autorizza dei nuovi accertamenti: “In considerazione delle preoccupazioni espresse con riguardo al menzionato pagamento della somma di 30mila euro e della raccomandazione di sopprimere la documentazione proprio in ragione di questo pericoloso riferimento e tenuto conto della "omogeneità" tra questo interesse "imprenditoriale" e quelli assunti in precedenza, dell’ordinario modus operandi (interessamento per l’affidamento di incarichi pubblici ad "affidabili" referenti, creazione e mantenimento di stretti legami con figure istituzionali titolari di importanti cariche pubbliche per influire su questi) sussiste un quadro indiziario grave circa l’esistenza di un probabile ulteriore fatto corruttivo. Al momento non sono note né le circostanze di tempo e di luogo, né l’identità della persona fisica destinataria delle somme, la cui probabile qualità di pubblico ufficiale può però desumersi dalla natura della società appaltante (che è, come si è visto, largamente partecipata da un ente pubblico). Tali circostanze, valutate, come doveroso, unitamente al materiale investigativo già acquisito, dimostrano l’operatività attuale dell’organizzazione delittuosa e la sua capacità "espansiva " e di infiltrazione in tutti i settori interessati all’assegnazione di lavori pubblici e permeabili a forme di corruzione”. I carabinieri hanno evidenziato che Carboni ha utilizzato il suo “comitato d’affari” del quale fanno parte “anche soggetti ancora non ben individuati, impegnato tra l’altro nell’avvicinamento degli uomini politici e di altri pubblici ufficiali competenti ad adottare provvedimenti di interesse per le finalità del sodalizio, di singoli membri o di altri soggetti ad esso collegati ovvero nella realizzazione di operazioni finalizzate alla neutralizzazione delle personalità politiche lontane dagli interessi del gruppo”.